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Alzheimer, il rischio potrebbe essere ridotto comprando buone tende per la casa: com’è possibile

Ricercatori statunitensi hanno rilevato che le persone con meno di 65 anni esposte all’inquinamento luminoso hanno un rischio superiore di ammalarsi di Alzheimer. Nello studio luce notturna è risultata essere il fattore di rischio principale associato alla demenza, più di malattie e altre condizioni notoriamente legate alla patologia neurodegenerativa.
A cura di Andrea Centini
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Può sembrare assurdo, ma un nuovo studio ha determinato che avere buone tende a casa potrebbe ridurre il rischio di Alzheimer nelle persone che hanno meno di 65 anni. La ragione risiede nel fatto che schermare efficacemente l'inquinamento luminoso notturno permette di dormire in una stanza realmente buia, con tutti i benefici che ciò comporta. Numerosi studi hanno infatti dimostrato quanto sono importanti il sonno e il mantenimento regolare dei ritmi circadiani per la nostra salute, con benefici significativi anche per lo sviluppo e l'efficienza del cervello. La luce notturna è stata inoltre associata a un aumentato rischio di cancro e all'alterazione della catena alimentare.

Per chi vive nei centri di grandi e caotiche città, magari ampiamente illuminate con luci al neon e altre fonti, l'unico modo per impedire che tutta questa luce entri in casa di notte è bloccarne il passaggio attraverso tende spesse e serrande. Non è chiaro l'esatto motivo biologico per cui schermare l'inquinamento luminoso sia protettivo nei confronti della più diffusa forma di demenza al mondo, ma la nuova ricerca ha evidenziato che nelle persone con meno di 65 anni la luce notturna rappresentava il principale fattore di rischio associato all'Alzheimer.

A condurre lo studio è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Rush Center for Integrated Microbiome and Chronobiology Research dell'Università Rush, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dei dipartimenti di Medicina Interna, Anatomia e Biologia Cellulare, Scienze Neurologiche e Fisiologia. I ricercatori, coordinati dalla professoressa Robin M. Voigt del Rush Medical College, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver incrociato i dati sull'esposizione alla luce notturna in 48 stati degli Stati Uniti e la prevalenza dell'Alzheimer nelle differenti aree geografiche. Per ottenere i dati sull'intensità dell'inquinamento luminoso gli scienziati hanno analizzato i dati satellitari raccolti dallo strumento Visible Infrared Imaging Radiometer Suite (VIIRS) installato sui satelliti meteorologici Suomi National Polar-orbiting Partnership (Suomi NPP), NOAA-20 e NOAA-21 che hanno un'orbita polare. I dati sulla demenza sono invece stati ottenuti dai database di Medicare, l'assicurazione sanitaria federale statunitense.

Dall'analisi statistica è emerso che in generale il diabete, il colesterolo alto, l'ipertensione, la fibrillazione atriale e altre condizioni cardiovascolari erano più fortemente associate all'Alzheimer rispetto all'esposizione dell'inquinamento luminoso, che tuttavia è risultato essere un fattore di rischio superiore di abuso di alcol, obesità, depressione e malattia renale cronica. Un dato particolarmente interessante è emerso quando la professoressa Voigt e colleghi si sono concentrati su una specifica popolazione, quella che abbracciava tutti coloro che avevano meno di 65 anni. In questa coorte, l'esposizione alla luce notturna rappresentava il fattore di rischio principale per l'Alzheimer, superiore a qualunque altra condizione esaminata, comprese malattie notoriamente associate alla demenza. Secondo i ricercatori ciò sarebbe dovuto al fatto che gli individui più giovani sono maggiormente esposti ai rischi legati all'alterazione del sonno e dei ritmi circadiani innescate dalla luce notturna.

Come indicato, si è trattato di un “semplice” studio di osservazione, pertanto non è emerso alcun rapporto di causa – effetto tra demenza e inquinamento luminoso; ciò nonostante si ritiene che la luce notturna possa catalizzare la neurodegenerazione e il deterioramento cognitivo che ne deriva. Fino a non molto tempo fa si pensava che, durante le ore notturne, nel cervello aumentasse l'attività di clearance, la “pulizia” delle tossine che si accumulano durante il giorno, tuttavia un nuovo studio ha determinato che tale processo sarebbe più intenso nelle ore di luce e non in quelle di buio. Anche per questo andranno indagate a fondo le ragioni biologiche che collegano l'esposizione alla luce alla demenza. Nel dubbio, chi vive in luoghi molti illuminati di notte probabilmente non farebbe male a oscurare le stanze in cui riposa con tende spesse e serrande. Un recente studio pubblicato su The Lancet ha indicato che è possibile abbattere il rischio di Alzheimer del 45 percento facendo queste 14 cose. I dettagli della nuova ricerca “Outdoor nighttime light exposure (light pollution) is associated with Alzheimer’s disease” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Frontiers in Neuroscience.

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