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Alzheimer, grandi speranze da un composto nel rosmarino: elimina l’amiloide e inverte il declino nei test

Un team di ricerca statunitense ha dimostrato che un derivato dell’acido carnosico, un composto antiossidante e antinfiammatorio presente nel rosmarino e nella salvia, è in grado di aumentare le sinapsi, migliorare la memoria ed eliminare le placche di beta amiloide e proteina tau dal cervello in test preclinici. L’effetto è così benefico che il declino cognitivo viene praticamente invertito. Speranze per un nuovo ed estremamente promettente farmaco anti Alzheimer.
A cura di Andrea Centini
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Un composto contenuto nel rosmarino (e nella salvia) chiamato acido carnosico può rappresentare una svolta nel trattamento del morbo di Alzheimer e altre malattie neurodegenerative, ma non solo. I ricercatori, infatti, sono riusciti a ottenerne una forma stabile (definita diAcCA) sbloccando tutta la sua efficacia antinfiammatoria e antiossidante. Testato su modelli murini (topi) affetti da Alzheimer, il farmaco sperimentale ha dimostrato un'efficacia sorprendente: tra i molteplici benefici osservati dai ricercatori figurano eliminazione nel cervello delle placche di beta amiloide e grovigli di tau (le proteine “appiccicose” il cui accumulo è strettamente associato alla neurodegenerazioe); formazione di nuove sinapsi; punteggi migliori in tutti i test della memoria; e addirittura inversione del declino cognitivo, riportato “praticamente alla normalità”. Il tutto senza effetti di tossicità evidenti.

Alla luce dei risultati preclinici eccezionali questo composto potrebbe rappresentare una vera e propria svolta contro l'Alzheimer, la principale forma di demenza al mondo che secondo i dati dell'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) colpirà il triplo delle persone entro il 2050. Naturalmente è ancora troppo presto per dire se il farmaco sperimentale diAcCA derivato dall'acido carnosico determini la stessa efficacia nell'essere umano, ciò nonostante quello che è stato osservato è estremamente promettente. Del resto parliamo di un composto chimico ampiamente noto in letteratura scientifica per i suoi molteplici benefici per la salute. La National Library of Medicine dei National Institute of Health (NIH) degli Stati Uniti, infatti, indica che l'acido carnonosico – un diterpenoide abietano – “mostra attività anti-angiogenica, antineoplastica, antiossidante e anti-HIV”, inoltre “ha un ruolo come agente antineoplastico, antiossidante, inibitore della proteasi dell'HIV, agente modulante dell'angiogenesi, induttore dell'apoptosi, metabolita vegetale, agente antinfiammatorio e conservante alimentare”. Un problema della forma pura è che si tratta di una molecola troppo instabile per essere utilizzata nel cervello e innescare tutti i sopracitati benefici, per questo i ricercatori sono andati a caccia di un derivato che evidenziasse i medesimi vantaggi ma con una superiore stabilità.

A identificare e testare il farmaco sperimentale diAcCA derivato dall'acido carnosico è stato un team di ricerca statunitense guidato da scienziati del Dipartimento di biologia molecolare e cellulare e del Dipartimento di Neuroscienze del The Scripps Research Institute di La Jolla, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di vari istituti. Fra quelli coinvolti la società Socrates Biosciences, Inc., il Dipartimento di Neuroscienze dell'Università della California di San Diego e Behavioral Core. I ricercatori, coordinati dal professor Stuart A. Lipton, docente presso il Neurodegeneration New Medicines Center dell'ateneo californiano, hanno scoperto la molecola diAcCA dopo aver sintetizzato in laboratorio diversi derivati dell'acido carnosico, concentrandosi su quelle più stabili e biodisponibili del lotto. In un precedente studio il professor Lipton aveva dimostrato che l'acido carnosico è in grado di attraversare la barriera ematoencefalica – che protegge il cervello da tossine e agenti patogeni – attraverso un percorso trascrizionale chiamato Nrf2, che a sua volta è in grado di attivare i geni antiossidanti e antinfiammatori nell'encefalo. Il problema risiedeva proprio nell'instabilità intrinseca del composto, che è stato risolto identificando il derivato diAcCA.

Per determinarne l'efficacia hanno somministrato il farmaco per tre mesi in topi con la forma murina dell'Alzheimer, evidenziando i risultati straordinari di cui sopra. I ricercatori hanno scoperto che il diAcCA, una volta nell'intestino, viene completamente convertito in acido carnosico prima di entrare nel sangue, attraverso il quale raggiunge rapidamente il cervello “in dosi terapeutiche”. Una volta sul bersaglio il farmaco offre molteplici benefici, da una maggiore densità sinaptica all'eliminazione di beta-amiloide e proteina tau, sino al significativo miglioramento della memoria e del declino cognitivo nei test comportamentali. “Combattendo l'infiammazione e lo stress ossidativo con questo composto diAcCA, abbiamo effettivamente aumentato il numero di sinapsi nel cervello”, ha dichiarato in un comunicato stampa il professor Lipton, aggiungendo anche che sono state eliminate “proteine mal ripiegate o aggregate come la tau fosforilata e l'amiloide-β, che si pensa inneschino il morbo di Alzheimer e servano da biomarcatori del processo della malattia”. “Abbiamo eseguito diversi test di memoria, e sono tutti migliorati con il farmaco. E non ha solo rallentato il declino; è migliorato praticamente tornando alla normalità”, ha chiosato lo scienziato.

Chiaramente ci vorrà del tempo prima di poter arrivare alla sperimentazione clinica, cioè ai test sull'uomo, tuttavia l'acido carnosico è stato già approvato, pertanto la procedura sarà più veloce rispetto a quella di una molecola completamente nuova. La speranza è di aver trovato una nuova e preziosa arma contro l'Alzheimer, che secondo gli esperti potrebbe dare il meglio di sé in associazione ad altri farmaci e anticorpi monoclonali, ad esempio come il Lecanemab che ha dimostrato di rallentare il declino cognitivo del 27 percento. Gli autori dello studio ritengono che il farmaco possa offrire benefici anche contro il Parkinson e malattie come il diabete, alla luce delle sue proprietà antiossidanti e antiinfiammatorie. Un precedente studio aveva rilevato che l'acido carnosico può proteggere anche dalla COVID-19, l'infezione scatenata dal coronavirus SARS-CoV-2. I dettagli della ricerca “diAcCA, a Pro-Drug for Carnosic Acid That Activates the Nrf2 Transcriptional Pathway, Shows Efficacy in the 5xFAD Transgenic Mouse Model of Alzheimer’s Disease” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Antioxidants.

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