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Allergie ai pollini anche in autunno per i cambiamenti climatici: sintomi più intensi e duraturi

La primavera è la stagione tipica delle allergie, ma le temperature anomale stanno favorendo la diffusione del polline anche in autunno, scatenando sintomi “fuori stagione”
A cura di Andrea Centini
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In Italia tra il 10 e il 20 percento della popolazione soffre di allergie; in base ai dati dell'Istituto Superiore di Sanità (ISS) circa 10 milioni di persone sono colpite da riniti allergiche legate ai pollini. Il periodo peggiore in assoluto per chi ne soffre è la primavera, quando la produzione e l'emissione dei granuli diventano particolarmente abbondanti, soprattutto da parte di alberi e piante erbacee (senza fiori) che liberano il polline nell'aria: non hanno infatti bisogno di insetti e altri animali impollinatori per riprodursi. Ma le allergie ai pollini sono possibili anche in altre stagioni e, a causa dei cambiamenti climatici, sta aumentando il rischio di sviluppare i sintomi – come occhi rossi e starnuti – praticamente tutto l'anno, con l'autunno particolarmente a rischio. Il riscaldamento globale catalizzato dalle emissioni di CO2 (anidride carbonica) e altri gas serra di origine antropica sta infatti alterando i cicli riproduttivi delle piante, che sono spinte ad anticipare la pollinazione primaverile e a prolungare quella della stagione fredda, con un numero sempre maggiore di giorni in cui si esposti ai pollini.

Si allunga il periodo delle allergie, l'allarme degli esperti

A sottolineare i rischi che stanno correndo gli allergici a causa dei cambiamenti climatici è il professor Gianenrico Senna, presidente della Società Italiana di Allergologia Asma e Immunologia Clinica (SIAAIC) e docente di Malattie Respiratorie presso l'Università di Verona. “A causa delle sempre più ricorrenti anomalie climatiche stiamo registrando un aumento delle richieste di aiuto anche in periodi in passato insoliti, da parte di chi soffre di allergie solo in primavera – ha affermato lo studioso ad ADNKronos –, se si aggiungono fioriture primaverili anticipate e pollinazioni autunnali prolungate, il risultato è che a causa del riscaldamento globale moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l’anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo”. In pratica, potrebbero sparire le cosiddette “basse stagioni” e avere continuamente a che fare con le riniti. Fra le piante che stanno diffondendo polline in autunno a causa del "clima impazzito" vi sono la parietaria e l'ambrosia. “Questo comporta che le stagioni dei pollini delle diverse piante sono destinate sempre più ad emergere in contemporanea: se una volta si iniziava ad esempio con i pollini di cipresso e solo in un secondo momento arrivava la betulla, in futuro le ondate di pollini avverranno contemporaneamente nelle stesse settimane”, ha chiosato il professor Senna.

Lo studio su Nature

A confermare l'anticipazione e il prolungamento delle stagioni polliniche vi è lo studio pubblicato su Nature Communications “Projected climate-driven changes in pollen emission season length and magnitude over the continental United States” citato dal professor Senna, condotto dagli scienziati Yingxiao Zhang e Allison L. Steiner del Dipartimento di Clima, Scienze dello Spazio e Ingegneria dell'Università del Michigan. Gli studiosi hanno specificato che entro la fine del secolo le allergie legate ai pollini inizieranno 40 giorni prima (rispetto al periodo primaverile) e si prolungheranno di 19 giorni tra l'estate e l'autunno, inoltre la produzione di pollini aumenterà del 40 percento. La ragione risiede nel fatto che alcune piante si avvantaggiano della CO2 presente in atmosfera e delle temperature più alte poiché favoriscono la fotosintesi; in questo modo diventano più grandi, generano più foglie e si riproducono più a lungo, con un conseguente aumento della produzione pollinica sia in termini di tempo che di abbondanza. Ciò ha un inevitabile effetto sugli allergici. “È ormai innegabile che i cambiamenti climatici stanno avendo effetti non solo sulla durata delle malattie allergiche da pollini ma anche sulla loro intensità, con un più abbondante carico pollinico e sintomi peggiori”, ha sottolineato il professor Senna.

L'impatto di venti e modelli atmosferici

La ricerca “Anthropogenic climate change is worsening North American pollen seasons” dell'Università Columbia su PNAS ha dimostrato che in meno di 30 anni, tra il 1990 e il 2018, in Nord America la stagione dei pollini è stata prolungata di 20 giorni e la concentrazione di polline circolante in primavera è aumentata del 21 percento. Lo studio “A First Pre-season Pollen Transport Climatology to Bavaria, Germany” condotto da scienziati tedeschi dell'Università di Monaco ha invece determinato che in Baviera tra il 1987 e il 2017 la fioritura di piante come l'ontano e il nocciolo è aumentata di circa 2 mesi, accumulando 2 giorni all'anno nel giro di tre decenni. Anche le betulle hanno prolungato in modo significativo la stagione di fioritura, parallelamente all'aumento delle temperature medie. È interessante notare che nelle stazioni di rilevamento dei pollini della Baviera sono cresciute sensibilmente le percentuali di polline proveniente da fuori; la ragione, spiegano gli esperti, risiede nel fatto che i cambiamenti climatici alterano anche i modelli atmosferici e i venti, favorendo così il trasporto dei pollini in zone molto distanti. In futuro potrebbero essere coinvolte intere popolazioni che non hanno mai avuto a che fare con allergie legate ai pollini.

I sintomi dell'allergia e come curarli

I sintomi caratteristici delle riniti allergiche da polline sono naso che cola, starnuti, lacrimazione, occhi rossi e tosse secca, che possono essere accompagnati da riduzione di olfatto e gusto; affaticamento, mal di testa, disturbi dell'umore, prurito e altri ancora. In alcuni casi possono manifestare anche difficoltà a respirare e a prendere sonno. Nei pazienti particolarmente sensibili i pollini tendono a irritare e gonfiare le mucose a causa di una risposta troppo energica del sistema immunitario, scatenando il rilascio di istamina in presenza degli allergeni fondamentalmente innocui. Il professor Senna sottolinea che “sia le terapie con gli antistaminici, efficaci per gli starnuti e il naso che cola, sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali, non presentano particolari controindicazioni”, tuttavia è comunque fondamentale “che a prescriverle sia il medico, con cui valutare anche la possibilità di ricorrere all’immunoterapia allergene specifica”. L'autunno diventerà una stagione particolarmente complicata per gli allergici, poiché già esposti alla proliferazione di acari e muffe, tra i principali responsabili di allergie in questo periodo dell'anno.

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