Allarme topi in città, ma sembra esserci una nuova ragione che spiega l’aumento nelle aree urbane
Il preoccupante aumento del numero di topi in città non è una emergenza isolata, ma un problema che riguarda molte città in tutto il mondo, suscitando allarme tra i cittadini e le autorità locali. Secondo gli esperti, dietro questo crescente fenomeno sembra esserci una causa principale, che potrebbe spiegare l’espansione dei ratti nelle aree urbane.
Il vero motore di questa invasione non sarebbe tanto la scorretta gestione dei rifiuti o l’urbanizzazione accelerata degli ultimi decenni, ma il cambiamento climatico che sta rendendo le città sempre più calde. “Le città con un maggiore aumento delle temperature hanno registrato gli incrementi più significativi del numero di ratti – rileva un nuovo studio condotto dal professore Jonathan Richardson dell’Università di Richmond, negli Stati Uniti – . Washington, New York e Amsterdam sono tra le città che stanno offrendo ambienti più favorevoli ai roditori”. I risultati della ricerca sono stati pubblicati venerdì su Science Advances.
Clima ideale per i roditori, la situazione peggiore a Washington, New York e Amsterdam
Secondo Richardson e il suo team di ricerca, Washington, New York e Amsterdam sono tra le città che stanno vivendo le situazioni peggiori, ma anche a San Francisco e Toronto il numero di ratti è aumentato significativamente. A Washington, in particolare, il trend di crescita del numero di topi è tre volte maggiore rispetto a quello di Boston e una volta e mezzo rispetto a New York City. Al contrario, a Tokyo, Louisville e New Orleans, i ricercatori hanno rilevato una diminuzione del numero dei topi, con New Orleans che ha registrato il calo maggiore.
Per l’analisi, gli studiosi hanno preso in esame le denunce di avvisamenti di ratti e le ispezioni pubbliche nelle 200 città più grandi degli Stati Uniti, scoprendo che solo 13 avevano dati a lungo termine di cui avevano bisogno, che coprivano in media un periodo di 12 anni. Per ampliare geograficamente la loro indagine, i ricercatori hanno incluso anche altre tre città fuori dagli States, Toronto, Tokyo ed Amsterdam.
“In 11 delle 16 città (69%), il numero di topi è aumentato significativamente – dicono gli studiosi – . Valutando l’associazione tra questo incremento e tre aspetti chiave dell’ambiente urbano (densità di popolazione umana, urbanizzazione e aumento delle temperature, ndr) abbiamo scoperto che la più preoccupante di queste connessioni è il legame con il riscaldamento climatico”.
I ricercatori ritengono che l’aumento delle temperature possa prolungare i periodi di attività stagionale dei ratti, consentendo loro di rimanere attivi più a lungo durante l’inverno e di iniziare prima a cercare cibo in superficie in primavera. “Anche una o due settimane in più di attività in superficie per i ratti selvatici possono tradursi in uno o due periodi riproduttivi in più, accelerando la crescita della popolazione – ha affermato Richardson – . Coloro che lavorano per gestire le popolazioni di ratti dovranno tenere conto di questa crescita accelerata dal clima nella loro pianificazione della gestione dei ratti”.
I rischi per la salute e le infrastrutture
Gli esperti avvertono che la proliferazione dei topi in città rappresenta un problema non solo per le infrastrutture urbane – i roditori sono noti per masticare cavi elettrici, tubature e altri materiali, causando danni alle strutture degli edifici – e il settore turistico (i topi sono un deterrente per i visitatori), ma sono soprattutto una minaccia per la salute pubblica, perché possono trasmettere pericolose malattie tra cui la leptospirosi, il tifo murino e la sindrome polmonare da hantavirus, attraverso il contatto diretto o tramite le feci e l’urina, oltre ad avere un impatto notevole sulla salute mentale delle persone.
Per contrastare il problema, chiariscono gli studiosi, le città devono intervenire con azioni mirate, “investendo più risorse” e “sviluppando piani proattivi di gestione dei roditori che diano priorità al rendere l’ambiente urbano meno favorevole ai ratti, ad esempio rimuovendo l’accesso ai rifiuti alimentari e migliorando la pulizia delle aree pubbliche”.
Le città dovrebbero anche “iniziare a raccogliere dati sistematici sull’attività e l’abbondanza di ratti” anziché basarsi sui dati delle denunce pubbliche. “Solo affrontando i fattori ambientali che consentono ai ratti di prosperare e fornendo ai gestori municipali dei roditori le risorse e gli strumenti di cui hanno bisogno, possiamo sperare di frenare il crescente problema dei ratti” ha concluso il professor Richardson.