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Alla base dell’anoressia nervosa può esserci un meccanismo neurologico anomalo: l’ipotesi di uno studio

Uno studio su topi ha osservato che il deficit di un particolare neurotrasmettitore potrebbe essere la causa di atteggiamenti tipici dell’anoressia nervosa e di altri disturbi ossessivo-compulsivi. I ricercatori stanno lavorando a un farmaco che potrebbe correggere questo meccanismo neurologico, ma gli studi per verificarne l’efficacia e la sicurezza sono ancora in corso.
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Nel mondo 55 milioni di persone soffrono di disturbi del comportamento alimentare (DCA), più di tre milioni solo in Italia. Oltre ad avere un forte impatto sulla vita di chi ne soffre, queste condizioni possono causare anche gravi conseguenze sulla salute fisica e i casi più severi, se non adeguatamente trattati, possono perfino rivelarsi fatali. Secondo i dati del Ministero della Salute, l'anoressia nervosa è associata a un tasso di mortalità 5-10 volte maggiore rispetto a quella registrata tra le persone sane della stessa età e dello stesso sesso.

Ora, uno studio guidato dai ricercatori della McGill University, in Canada, in collaborazione con un team di studiosi francesi, tra cui ricercatori dell'Università Sorbona di Parigi potrebbe aver identificato il meccanismo neurologico che secondo i ricercatori rappresenterebbe la causa biologica di alcuni atteggiamenti propri dell'anoressia nervosa (e potenzialmente di altri disturbi ossessivo-compulsivi).

Oltre al dato in sé, i risultati di questa ricerca, appena pubblicati sulla rivista Nature Communications, potrebbero porre le basi per possibile cura farmacologica del disturbo, la prima basata su un meccanismo neurologico.

Cosa determina l'anoressia nervosa

Tutto dipenderebbe da un deficit nella produzione di acetilcolina, un particolare neurotrasmettitore che si trova nello striato, la regione del cervello coinvolta nel meccanismo di ricompensa. Sarebbe questa mancanza a causare la tendenza propria di molti disturbi compulsivi a instaurare una quantità eccessiva di abitudini e quella a porsi in uno stato perenne di fame, tipica dell'anoressia nervosa. Gli autori parlano di "self-starvation", letteralmente la condizione di chi ha il bisogno compulsivo di sentirsi affamato.

Per verificarlo, il gruppo di ricerca ha condotto una serie di esperimenti su topi per verificare se la somministrazione di un farmaco noto proprio per aumentare la presenza di acetilcolina nel cervello (il donepezil) potesse avere un effetto su questi comportamenti compulsivi autodistruttivi.

Speranze per una nuova cura

I risultati sembrano aver confermato quest'intuizione: nei topi che avevano atteggiamenti simili a quelli propri dell'anoressia nervosa, l'assunzione di questo farmaco si è rivelata efficace nel "rovesciare i comportamenti" nei topi. Tanto è bastato a spingere gli autori dello studio a ipotizzare di aver aperto la strada per ricerca del "primo trattamento basato su un meccanismo neurologico per l'anoressia nervosa".

I ricercatori della McGill University hanno anche annunciato di avere i dati di alcune sperimentazioni indipendenti avviate su un gruppo di pazienti affetti da anoressia nervosa. Per il momento, si tratta di due studi, uno svolto a Toronto e l'altro a Montreal, su dieci persone con anoressia nervosa grave che stanno ricevendo il trattamento a base di donepezil: tre sono in piena remissione, mentre gli altri sette pazienti mostrano un marcato miglioramento della malattia.

Il problema degli effetti collaterali

Tuttavia, per quanto entusiasti dei risultati dello studio, gli stessi ricercatori hanno specificato che quelli appena fatti sono solo i primi passi di una strada ancora lunga. Prima di tutto è necessario andare avanti con ulteriori studi per confermare l'efficacia del trattamento dell'anoressia nervosa e potenzialmente anche di altri disturbi che presentano atteggiamenti compulsivi.

Inoltre, resta da risolvere il problema degli effetti collaterali: il donepezil ne presenta molti a livello gastrointestinale e muscolare. Per questo i ricercatori canadesi insieme ai colleghi francesi della Sorbona stanno lavorando per sviluppare un nuovo farmaco più facilmente tollerabile e con meno effetti collaterali.

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