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Addio alla “cometa di Halloween”, è stata distrutta dal Sole: il video spettacolare della sua fine

La cometa C/2024 S1 (ATLAS), soprannominata “cometa di Halloween” per il suo arrivo in questi giorni, si è avvicinata troppo al Sole ed è stata completamente disintegrata. La sua fine è stata documentata in un video time lapse catturato dalla sonda SOHO. Si sperava in un bellissimo e luminoso passaggio nel cielo nei prossimi giorni, ma non è sopravvissuta al rovente e infernale abbraccio della nostra stella.
A cura di Andrea Centini
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La cometa C/2024 S1 (ATLAS) in avvicinamento al Sole. Credit: SOHO
La cometa C/2024 S1 (ATLAS) in avvicinamento al Sole. Credit: SOHO

Mentre la “cometa del secoloC/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS) continua a dare spettacolo nel cielo occidentale dopo il tramonto, anche se ormai non più visibile a occhio nudo, un altro astro chiomato è scomparso prematuramente, prima di manifestarsi in tutto il suo splendore. Stiamo parlando di C/2024 S1 (ATLAS), la cosiddetta cometa di Halloween “senza testa” che avrebbe potuto brillare nel cielo persino in pieno giorno, se fosse sopravvissuta al passaggio ravvicinato al Sole. Purtroppo, come mostrano le spettacolari immagini catturate dai coronografi LASCO (Large Angle Spectrometer Coronagraph) installati sulla sonda Solar and Heliospheric Observatory (SOHO), il corpo celeste è stato completamente sublimato e disintegrato dal calore della stella nella mattina di lunedì 28 ottobre. In pratica, da oggetto solido – fondamentalmente una palla di ghiaccio e detriti – la cometa è stata trasformata in una nuvola di gas.

Il filmato time lapse catturato dalla sonda gestita in collaborazione tra la NASA e l'Agenzia Spaziale Europea (ESA) mostra un esito inequivocabile. Si vede la cometa C/2024 S1 (ATLAS) entrare in scena dal basso e diventare sempre più piccola ed evanescente mentre si avvicina al disco solare coperto da un coronografo, uno strumento fondamentale per ottenere queste immagini perché attenua la luminosità estrema del Sole. Alla fine la cometa di Halloween – chiamata così pure se non ci è arrivata – sparisce completamente, a una distanza di appena 550.000 chilometri dal Sole. Il 27 settembre la cometa C/2023 A3 (Tsuchinshan-ATLAS) aveva raggiunto la distanza minima dalla stella (perielio) di circa 70 milioni di chilometri, sopravvivendo all'incontro con l'ambiente infernale attorno alla nostra stella.

La fine della cometa C/2024 S1 (ATLAS). Credit: SOHO
La fine della cometa C/2024 S1 (ATLAS). Credit: SOHO

Per C/2024 S1 (ATLAS) il destino era quasi praticamente segnato sin da quando è stata scoperta alla fine di settembre, anche se c'era qualche speranza per un bellissimo spettacolo nei prossimi giorni. Non si trattava infatti di una cometa qualsiasi, ma di un oggetto appartenente al gruppo delle “comete radenti di Kreutz” (Kreutz sungrazers). La loro caratteristica principale è quella di avvicinarsi moltissimo al Sole; solo pochissime di esse riescono a sopravvivere al rovente abbraccio della stella. Non a caso alcuni le definiscono “comete suicide”, altri le chiamano “spericolate”, come ad esempio l'astrofisico Gianluca Masi del Virtual Telescope Project in un'intervista con Fanpage.it. Le comete di Kreutz che riescono a superare all'incontro, possono dar vita a fenomeni astronomici memorabili, come nel caso di C/1965 S1 Ikeya-Seky scoperta nel 1965. Questa cometa si illuminò talmente tanto da raggiungere una magnitudine (luminosità di – 11) prossima a quella della Luna Piena, diventando visibile in pieno giorno, anche se molto vicina al Sole e difficile da osservare senza rischiare gravissimi danni alla vista o persino la cecità.

Si sperava che C/2024 S1 (ATLAS) potesse sopravvivere e regalarci un qualcosa di simile alla sua antenata scoperta in Giappone, soprattutto all'alba dei primi di novembre (quando sarebbe stata visibile con maggiore sicurezza). Purtroppo la speranza è andata in frantumi, come evidenziano chiaramente le immagini della sonda SOHO. Si pensa che le comete radenti di Kreutz derivino tutte da un unico, gigantesco corpo celeste ghiacciato che si sarebbe frammentato 1000 anni fa, come spiegato dall'astrofisico Tony Phillips su Spaceweather.com. Ne sono state scoperte a migliaia e di molte di esse è stato possibile documentare la fine a ridosso del Sole, proprio grazie agli strumenti dotati di potenti coronografi.

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