video suggerito
video suggerito
Cambiamenti climatici

Addio al ghiaccio marino artico in estate entro 10 anni: la cupa previsione degli scienziati

Un team di ricerca internazionale ha determinato che, a causa del cambiamento climatico, la perdita del ghiaccio marino estivo si verificherà prima di quanto previsto dall’ONU, ovvero entro una decina di anni.
A cura di Andrea Centini
67 CONDIVISIONI
Immagine
Attiva le notifiche per ricevere gli aggiornamenti su

Entro una decina di anni il ghiaccio marino estivo dell'Artico potrebbe sparire per sempre. È la fosca previsione di un nuovo studio, basato sull'analisi di modelli climatici che hanno elaborato dati raccolti per decenni. Altre ricerche hanno evidenziato il rischio che il ghiaccio marino dell'Artico possa sparire tra il 2030 e il 2050, tuttavia l'indagine più autorevole condotta fino ad oggi, contenuta nel Sesto rapporto dell'Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC) dell'Organizzazione delle Nazioni Unite pubblicato nel 2021, suggerisce che questa “scomparsa” possa avvenire tra gli anni '50 e la fine del secolo. Secondo il nuovo studio si tratta di una stima troppo ottimistica, dato che saremmo a un passo da perdere questa preziosissima risorsa ecosistemica, almeno per il mese di settembre e in qualunque scenario di emissioni.

A determinare che il ghiaccio artico estivo potrebbe sparire in circa dieci anni è stato un team di ricerca guidato da scienziati della Divisione di Scienze e Ingegneria Ambientale dell'Università della Scienza e della Tecnologia di Pohang (Corea del Sud), che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del Canadian Centre for Climate Modeling and Analysis – Environment Climate Change Canada e del Centro per la ricerca e la sostenibilità del sistema terrestre (CEN) presso l'Istituto di oceanografia dell'Università di Amburgo (Germania). I ricercatori, coordinati dai professori Yeon Hee Kim e Seung-Ki Min, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver studiato le simulazioni condotte dall'IPCC con un modello climatico di ultima generazione chiamato CMIP6 (acronimo di Coupled Model Intercomparison Project Phase 6).

Attraverso un processo di analisi di attribuzione, gli studiosi hanno osservato che i risultati ottenuti dall'IPCC sono sottostimati. In altri termini, troppo ottimistici. Dando “in pasto” agli algoritmi del sistema le informazioni sull'estensione del ghiaccio marino tra il 1979 e il 2019, infatti, è emerso che il ghiaccio marino artico estivo dovrebbe sparire entro il prossimo decennio. E ciò avverrebbe indipendentemente dai combustibili fossili che continueremo a bruciare (e dunque alle emissioni di CO2, metano e altri gas a effetto serra / climalteranti). Variazioni nei mesi estivi coinvolti vi sarebbero in scenari a basse o elevate emissioni, ma l'estate dell'Artico non sarebbe comunque più quella di una volta. Ed è un enorme problema per diverse ragioni. La prima e più evidente è una modifica sostanziale di un habitat naturale che dona la vita a una moltitudine di specie, tra le quali la più iconica è l'orso polare. Senza ghiaccio marino questi meravigliosi plantigradi hanno enormi difficoltà a raggiungere partner e cibo (foche in primis), non riescono ad allevare cuccioli e sono costretti a cambiare letteralmente il luogo di foraggiamento. Non c'è da stupirsi che sempre più orsi polari si addentrino nei villaggi.

Ma ci sono altre gravi problematiche legate al clima. Senza il ghiaccio marino, infatti,  si innesca un circolo vizioso di riscaldamento poiché si riduce l'albedo dell'Oceano Artico, cioè la sua capacità di riflettere i raggi solari. L'acqua marina si scalda di più e con questo meccanismo si catalizza lo scioglimento dei ghiacci, che a sua volta è legato all'innalzamento del livello del mare. Il ghiaccio marino artico, che si forma nella stagione fredda e si scioglie (parzialmente) in quella calda, permette inoltre il trasferimento di nutrienti verso la Groenlandia e le isole Svalbard, dove viene sospinto dai venti. Qui rilascia sostanze che garantiscono il foraggiamento del plancton, fondamentale per la produzione dell'ossigeno e l'assorbimento dell'anidride carbonica. Sono processi che una volta alterati potrebbero avere conseguenze a livello planetario, oltre a innescare una massiccia perdita di biodiversità locale. I dettagli della nuova ricerca “Observationally-constrained projections of an ice-free Arctic even under a low emission scenario” sono stati pubblicati sull'autorevole rivista scientifica Nature Communications.

67 CONDIVISIONI
593 contenuti su questa storia
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views