Addio al chiurlottello, il primo uccello estinto da Europa, Africa e Asia: la colpa è solo nostra
Nonostante il vastissimo areale di distribuzione e nidificazione, che abbracciava Europa orientale, bacino del Mediterraneo, Medio Oriente (Asia) e costa nordoccidentale dell'Africa, il chiurlottello (Numenius tenuirostris) è stato considerato estinto dagli scienziati. È la prima specie di uccello migratore con un ambiente così ampio a disposizione a essere scomparso, perlomeno in tempi recenti. L'estinzione di questo bellissimo membro della famiglia degli scolopacidi (Scolopacidae), alla quale appartengono anche i più conosciuti beccacce e beccaccini, per i biologi della conservazione è un durissimo monito sulla necessità di proteggere la biodiversità da distruzione degli habitat, cambiamento climatico, inquinamento e altri fattori in grado di sterminare intere popolazioni e specie. È un dato scioccante proprio perché il chiurlottello aveva a disposizione un areale immenso; in genere si ritiene che gli uccelli endemici di piccole isole e simili sono molto più a rischio estinzione, ma se si estinguono in tempi recenti animali con habitat su tre continenti e tutelati da rigorose leggi per la conservazione, allora siamo davvero sull'orlo della catastrofe. Del resto è in atto la sesta estinzione di massa e il chiurlottello è solo l'ennesima vittima dell'ingordigia e della scarsa lungimiranza della nostra specie.
A determinare che l'uccello migratore è ormai estinto è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati britannici del RSPB Centre for Conservation Science – Royal Society for the Protection of Birds di Edimburgo e del Museo di Storia Naturale di Londra, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi di diversi istituti. Fra essi il Centro per la ricerca sulla biodiversità e l'ambiente – Facoltà di scienze della vita dello University College di Londra, BirdLife International e Naturalis Biodiversity Center di Leida (Paesi Bassi). I ricercatori, coordinati dai dottori Alex Bond e Graeme M. Buchanan, hanno affermato che l'ultimo avvistamento confermato del chiurlottello risale al 1995 in Marocco. Ce n'è un altro del 2001 ma non ufficialmente certificato. Da circa 30 anni i ricercatori stanno conducendo spedizioni “estensive e intensive” nei diversi Paesi noti per ospitare in passato popolazioni e siti di nidificazione di questa specie, alla ricerca di prove della sua presenza. Ma invano.
Nel nuovo studio il dottor Bond e colleghi hanno messo a punto un modello probabilistico di estinzione basato sugli schemi dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN), nel quale sono stati tenuti in considerazione molteplici parametri. Dalle minacce alla specie agli sforzi di ricerca condotti da quando è stata considerata protetta (1988), passando anche per tutte le registrazioni (non solo avvistamenti documentati in natura, ma anche esemplari e campioni presenti nei musei, così come avvistamenti non confermati). Incrociando tutti questi dati i ricercatori sono giunti a una conclusione: il chiurlottello è estinto con il 96 percento delle probabilità. La scomparsa della specie sarebbe avvenuta proprio attorno al 1995, quando fu fatto l'ultimo avvistamento in Marocco.
Per gli scienziati non è possibile determinare quale sia stata la causa scatenante principale dell'estinzione, ma è evidente il ruolo giocato dalla nostra specie: Homo sapiens. Degradazione delle preziosissime aree umide (i chiurli vivono e si nutrono principalmente in ambienti acquatici); caccia illegale; inquinamento; attività antropiche; e cambiamento climatico sono considerati tutti fattori possibili, anche se non è possibile determinarne l'impatto singolarmente. Anche se per il nuovo studio il chiurlottello è praticamente estinto, al momento la specie è ancora classificata come in pericolo critico di estinzione nella Lista Rossa della IUCN. Devono infatti trascorrere 50 anni prima della dichiarazione ufficiale di estinzione. Il nuovo studio “Global extinction of Slender-billed Curlew (Numenius tenuirostris)”, pubblicato sulla rivista scientifica IBIS: The International Journal of Avian Science, sarà utilizzato dalla IUCN per riclassificare in futuro lo status dello sfortunato uccello migratore.