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Abbuffarsi di cibi grassi non calma l’ansia, può peggiorarla secondo uno studio

Un team di ricerca internazionale ha determinato che abbuffarsi di cibi grassi per calmare l’ansia non solo non funziona, ma può addirittura essere controproducente. Ecco per quale ragione.
A cura di Andrea Centini
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I ricercatori hanno determinato che abbuffarsi di alimenti ricchi di grassi – come il famigerato cibo spazzatura – per placare l'ansia non solo non funziona, ma può addirittura peggiorarla. Il tutto senza dimenticare gli effetti dannosi sulla salute fisica a causa delle scarsissime proprietà nutrizionali di questi prodotti, in particolar modo di quelli ultraprocessati. Questi ultimi sono infatti legati a 32 effetti nocivi e a un aumento del rischio di morte prematura del 21 percento, secondo un recente studio pubblicato sull'autorevole rivista scientifica The British Medical Journal (BMJ). Il motivo per cui catalizzano l'ansia sarebbe legato all'alterazione del microbiota intestinale, a sua volta intimamente connesso ai processi cerebrali.

A determinare che i cibi ricchi di grassi possono aumentare l'ansia (e non "calmarla") è stato un team di ricerca internazionale guidato da scienziati del Dipartimento di Fisiologia Integrativa dell'Università del Colorado di Boulder e del Laboratorio di Fisiologia Cardiovascolare del Campus Morro do Cruzeiro, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi dell'Università Federale di Ouro Preto. I ricercatori, coordinati dai professori Christopher A. Lowry e Rodrigo Cunha de Menezes, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver condotto determinati esperimenti con modelli murini (ratti). I roditori sono stati suddivisi in due gruppi: il primo è stato alimentato con una dieta equilibrata (grassi all'11 percento), mentre il secondo con una ricca di grassi (al 45 percento), principalmente prodotti di origine animale. I ratti, tutti maschi, sono stati sottoposti a una serie di misurazioni ed esami (prima e dopo l'esperimento) per determinare gli effetti del modello alimentare seguito.

Il primo dato emerso dalle analisi è stato l'aumento del peso nei ratti alimentati coi cibi ricchi di grassi, una conseguenza ampiamente prevista dai ricercatori. Ciò che ha sorpreso sono stati i risultati delle analisi di laboratorio sui campioni fecali e i successivi test comportamentali. Oltre ad essere ingrassati, infatti, i topi del secondo gruppo hanno mostrato una significativa alterazione del microbiota intestinale, con una riduzione della diversità dei batteri presenti e un aumento delle specie appartenenti ai generi Firmicutes e Bacteroidetes. Questi batteri sono tipicamente associati all'obesità e alle diete insalubri occidentali. Sono stati inoltre osservati un aumento dei batteri del genere Blautia e una diminuzione di quelli Prevotella.

L'aspetto più interessante era però un altro; poiché la flora batterica intestinale è stata associata al funzionamento del sistema cerebrale serotoninergico, a sua volta collegato all'umore e allo stato d'animo, il professor Lowry e colleghi hanno valutato l'espressione genica serotoninergica del tronco encefalico dei tre geni tph2, htr1a e slc6a4. Essi sono coinvolti “nella produzione e nella segnalazione del neurotrasmettitore serotonina”, che in una specifica regione del tronco cerebrale – chiamata nucleo dorsale del rafe o cDRD – è associato a stress ed ansia, spiegano gli scienziati. Ebbene, i topi alimentati con una dieta ricca di grassi avevano una maggiore espressione di questi tre geni. Anche se la serotonina è considerato l'ormone della felicità, come sottolineato dai ricercatori “alcuni sottoinsiemi di neuroni della serotonina possono, quando attivati, provocare risposte di tipo ansioso negli animali”. “In particolare – proseguono gli studiosi – l’aumentata espressione di tph2, o triptofano idrossilasi, nel cDRD è stata associata a disturbi dell’umore e rischio di suicidio negli esseri umani”.

Secondo gli autori dello studio il microbiota alterato sarebbe in grado di deteriorare la barriera intestinale e permettere ai batteri di fuoriuscire nel flusso sanguigno, da dove attraverso il nervo vago sarebbero in grado di comunicare col cervello e catalizzare lo stato di ansia. Nei topi alimentati con la dieta ricca di grassi è stato osservato anche un aumento del comportamento difensivo attivato proprio dall’ansia. “Pensare che solo una dieta ricca di grassi possa alterare l'espressione di questi geni nel cervello è straordinario. Il gruppo ad alto contenuto di grassi aveva essenzialmente la firma molecolare di uno stato di ansia elevato nel cervello”, ha dichiarato il professor Lowry, aggiungendo che tutti conoscono gli effetti negativi sulla salute fisica del cibo spazzatura, e se ci aggiungi anche l'impatto mentale le conseguenze sono ancora più gravi. I dettagli della ricerca “High-fat diet, microbiome-gut-brain axis signaling, and anxiety-like behavior in male rats” sono stati pubblicati sulla rivista scientifica Biological Research.

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