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Cambiamenti climatici

Abbiamo superato la soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale più di 10 anni fa

L’avvertimento arriva da un team di ricerca australiano che ha trovato le prove del superamento della soglia critica di riscaldamento globale concordata nell’Accordo di Parigi del 2015. Il sorpasso sarebbe avvenuto già nel 2010 e spiegherebbe perché la crisi climatica ci ha colpito prima del previsto.
A cura di Valeria Aiello
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La Terra avrebbe superato la soglia di riscaldamento globale già nel 2010. Staremmo quindi vivendo da almeno un decennio su un pianeta più caldo di 1,5 °C rispetto all’epoca pre-industriale e ciò spiegherebbe perché la crisi climatica ci ha colpito prima del previsto. L’avvertimento arriva da un team di ricerca australiano che ha trovato le prove del superamento della soglia critica concordata a livello internazionale nell’Accordo di Parigi 2015. Secondo gli studiosi, stiamo già provando gli effetti di un riscaldamento di circa 2 °C superiore ai livelli pre-industriali e, senza un’azione seria per ridurre le emissioni, non potremo prevenire il peggioramento e gli effetti irreversibili del cambiamento climatico.

La soglia di 1,5 °C di riscaldamento globale superata più di 10 anni fa

Il sorpasso della soglia critica di 1,5 °C, quale limite di riscaldamento globale che gli Stati si sono impegnati a non superare con l’Accordo di Parigi sul clima del 2015, sarebbe avvenuto già nel 2010. L’attuale aumento di temperatura non sarebbe quindi di circa 1,15 °C al di sopra del livello preindustriali ma, secondo gli studiosi, di circa mezzo grado in più di quanto stimato dall’IPCC (Gruppo intergovernativo sui cambiamenti climatici).

Questo perché l’aumento delle temperature globali è calcolato a partire dal periodo preindustriale ma determinare esattamente quali fossero le condizioni globali di quel periodo è rimasta una sfida, anche dopo l’invenzione del termometro. Per secoli, le misurazioni dirette della temperatura dell’aria furono infatti limitate solo ad alcune città in piccole aree del pianeta, mentre la registrazione sistematica della temperatura dell’acqua è partita solo a metà del XIX secolo e, anche questa, solo sulle rotte marittime più trafficate.

Pertanto, per costruire una stima delle temperature globali prima del decollo dell’industrializzazione, i ricercatori hanno utilizzato una varietà di proxy (come gli anelli di alberi e le stalattiti), ma le analisi di un nuovo campione prelevato dalle spugne del mare dei Caraibi orientali hanno suggerito che le condizioni pre-industriali fossero più fredde di quanto precedentemente ipotizzato. Se i nuovi dati si dimostreranno corretti, il valore di riferimento con cui ci confrontiamo sarebbe stato fissato troppo in alto, rendendo l’attuale aumento delle temperature di circa mezzo grado maggiore rispetto alle stime esistenti.

Lo studio, appena pubblicato sulla rivista Nature Climate Change, evidenzia come gli scheletri delle spugne di mare immagazzinino proporzioni diverse di stronzio rispetto al calcio, a seconda della temperatura dell’acqua in cui crescono. Sviluppandosi molto lentamente (circa 0,2 mm all’anno), alcuni esemplari potrebbero avere anche 5.000 anni, anche se le spugne utilizzate dai ricercatori (Ceratoporella nicholsoni), raccolte tra i 33 e i 91 metri sotto il livello del mare, in una zona chiamata Ocean Mixed Layer, risalgono a circa 300 anni fa.

La principale fonte di variabilità nelle temperature del mare dei Caraibi sono le forzanti atmosferiche – ha affermato l’autore principale dello studio, il professor Malcolm McCulloch dell’Università dell’Australia Occidentale, in una conferenza stampa – . C’è pochissima influenza da altre fonti variabili come [le correnti oceaniche]. Stiamo anche esaminando lo strato misto, che ha molta meno variabilità”.

La scarsa influenza di correnti oceaniche potrebbe quindi rendere il nuovo campione quale nuovo standard di riferimento per la stima delle temperature preindustriali, ma prima che ciò accada gli studiosi dovranno verificare se anche le spugne marine provenienti da profondità simili in altre parti del mondo potranno confermare i risultati. Ciò che sembra però certo è che “l’opportunità di limitare il riscaldamento globale a non più di 1,5°C attraverso la sola riduzione delle emissioni è ormai passata – dicono gli autori dello studio – . Con gli attuali tassi di emissione, la soglia di 2°C per [le temperature globali della superficie marina] sarà raggiunta entro la fine degli anni 2020”.

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