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Abbiamo finalmente capito come fanno le formiche a comunicare tra loro

Nel cervello hanno centro di elaborazione della comunicazione particolarmente complesso rispetto ad altri insetti, il che consente loro di comunicare utilizzando diversi tipi di feromoni.
A cura di Valeria Aiello
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Probabilmente tutti, almeno una volta nella vita, abbiamo notato una formica in casa e utilizzato qualche esca per evitare un’invasione. Ciò di cui non ci rendiamo conto è che quelle trappole catturano solo alcune formiche, mentre il resto della colonia spesso scompare misteriosamente. Dove vanno quelle formiche e, soprattutto, come vengono avvisate del pericolo?

Un nuovo studio pubblicato sulla rivista Cell ha fatto luce sul modo in cui alcuni feromoni – le sostanze odorose  che le formiche emettono per comunicare – attivano una parte specifica del cervello di questi insetti e possono cambiare il comportamento di un intero nido. “Gli esseri umani non sono gli unici animali sociali con sistemi di comunicazione complessi – afferma l’autrice principale dello studio, la dottoressa Taylor Hart della Rockfeller University di New York – . Nel corso dell'evoluzione, le formiche hanno sviluppato sistemi olfattivi estremamente complessi rispetto ad altri insetti, il che consente loro di comunicare utilizzando diversi tipi di feromoni che possono significare cose diverse”.

Nel loro studio, i ricercatori suggeriscono che le formiche hanno un tipo di centro di comunicazione nel cervello che in grado di interpretare diversi feromoni di segnalazione del pericolo prodotti da altre formiche. Quest’area cerebrale potrebbe essere più avanzata di quella di altri insetti, come le api mellifere, per le quali lavori precedenti hanno indicato che fa affidamento su diverse aree cerebrali per coordinare la risposta a un singolo feromone. In altre parole, secondo gli studiosi, nel cervello delle formiche sembra esserci un centro sensoriale in cui confluiscono tutti i feromoni di allarme che inducono la loro risposta al pericolo.

La fluorescenza risultate dal legame della proteina GCaMP con gli ioni calcio che veicolano l'attività cerebrale / Credit: Taylor Hart 
La fluorescenza risultate dal legame della proteina GCaMP con gli ioni calcio che veicolano l'attività cerebrale / Credit: Taylor Hart 

Per arrivare a questa conclusione, i ricercatori hanno utilizzato una proteina ingegnerizzata, chiamata GCaMP per scansionare l’attività cerebrale di formiche esposte al pericolo. La proteina GCaMP funziona legandosi agli ioni di calcio, che veicolano l’attività cerebrale, e il risultante composto chimico fluorescente è stato osservato utilizzando microscopi ad alta risoluzione. Ciò che gli studiosi hanno notato è che, in risposta ai segnali di pericolo, ad illuminarsi è solo una piccola sezione del cervello delle formiche, nonostante gli insetti mostrassero comportamenti immediati e complessi, come la fuga, l’evacuazione del nido e il trasporto della prole dal nido verso un luogo più sicuro.

Questi risultati dimostrano che, piuttosto che utilizzare una codifica combinatoria, le formiche impiegano una codifica precisa, strettamente sintonizzata, che induce il segnale di allarme in un singolo centro sensoriale – spiegano gli autori dello studio – . L’identificazione di un fulcro sensoriale centrale per il comportamento di allarme suggerisce che una semplice architettura neurale è sufficiente a tradurre la percezione del feromone in output comportamentali”.

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