A Torino un neonato è stato operato agli occhi con una tecnologia 3D: è la prima volta al mondo
Per la prima volta al mondo un neonato è stato salvato da cecità grazie a un intervento chirurgico eseguito con una tecnologia 3D. Ad aggiudicarsi il primato è stato l'Ospedale Molinette (Città della Salute e della Scienza) di Torino, dove gli specialisti del reparto di Oculistica hanno eseguito su un bambino di soli 40 giorni una tecnica chirurgica all'avanguardia, la vitrectomia bilaterale realizzata attraverso visualizzazione 3D.
Il bambino è nato infatti con una forma di cataratta congenita e una rara patologia della parte posteriore del bulbo oculare, che – spiegano i medici dell'ospedale torinese – senza un intervento tempestivo lo avrebbero reso cieco. La malattia da cui era affetto era dovuta a uno sviluppo anatomico incompleto dell'occhio. Il direttore generale della Città della Salute Giovanni La Valle ha spiegato come fino a poco tempo fa non sarebbe possibile intervenire su un caso così complesso.
L'intervento senza precedenti: il ruolo delle visualizzazioni 3D
I medici del reparto di Neonatologia dell'Ospedale Sant'Anna, diretto dalla dottoressa Caterina Carbonara, hanno diagnosticato la malattia oculare al neonato durante i suoi primissimi giorni di vita, quando si sono accorti della presenza nell'occhio, all'interno della pupilla, di un anomalo riflesso bianco. In termini medici si parla di leucocoria, ovvero quella condizione che si manifesta con la presenza di un riflesso bianco visibile sulla pupilla, possibile conseguenza di diverse patologie, tra cui la cataratta o il distacco della retina.
Di fronte alla certezza che questa condizione avrebbe portato il bambino a sviluppare una cecità irreversibile, i medici hanno deciso di intervenire chirurgicamente: l'intervento è stato eseguire su entrambi gli occhi, nella parte posteriore e in quella interiore, eseguendo una vitrectomia bilaterale e l'asportazione chirurgica della cataratta. Tuttavia, spiegano i medici, l'intervento non sarebbe stato possibile senza la visualizzazione 3D.
È stata infatti questa tecnologia a permettere ai medici di visualizzare la profondità dell'occhio in un modo molto più accurato rispetto a come avrebbero potuto fare con i microscopi tradizionali e con una precisione altissima, elemento fondamentale per la riuscita dell'operazione eseguita sugli occhi di un neonato quindi, per forza di cose, molto piccoli.