C’è una probabilità del 35% che i morti del terremoto in Myanmar siano fino a 10.000

Un devastante terremoto di magnitudo 7.7 ha colpito il Sud-Est asiatico venerdì 28 marzo 2025. L'epicentro è stato rilevato dai sismografi a 16 chilometri a nordovest della città di Sagaing in Myanmar (o Birmania) alle 12:50 ora locale, le 07:50 in Italia. La violenta scossa è stata avvertita in anche in Thailandia, in Cina – in particolar modo nella provincia dello Yunnan – e in India. Nel momento in cui stiamo scrivendo le agenzie di stampa riportano due morti accertati e una cinquantina di feriti a causa del crollo di un palazzo in costruzione a Bangkok, la capitale thailandese. Sotto l'edificio ci sarebbero diverse persone intrappolate, ma il numero dei dispersi è imprecisato. A causa dell'intensità del sisma, della regione densamente popolata e della qualità costruttiva degli edifici, le stime sul numero di potenziali vittime è decisamente drammatico.

Secondo i calcoli dello United States Geological Survey (USGS), il Servizio Geologico degli Stati Uniti, c'è infatti una probabilità del 35 percento che le vittime possano essere tra 1.000 e 10.000; del 29 percento che possano essere tra 10.000 e 100.000; e del 13 percento che si possano superare le 100.000. La speranza è che non si rientri in questi range catastrofici, pur essendo stata diramata l'allerta di livello massimo dopo il violento terremoto. “Allerta rossa per vittime e perdite economiche correlate alle scosse. Sono probabili vittime elevate e danni estesi e il disastro è verosimilmente esteso. Le precedenti allerte rosse hanno richiesto una risposta nazionale o internazionale”, evidenzia lo USGS. Per quanto concerne le perdite economiche, si stima un impatto dal 2 al 30 percento del PIL (prodotto interno lordo) del Myanmar, formalmente Repubblica dell'Unione del Myanmar, che nel 2023 era stimano in poco meno di 70 miliardi di dollari statunitensi. Secondo lo USGS ci sono il 14 percento delle probabilità che i danni superino i 100 milioni di dollari.

Anche la Thailandia è stata duramente colpita e danni si registrano in tutta la città di Bangkok. Il Primo Ministro Paetongtarn Shinawatra, come riporta la CNN, “ha immediatamente incaricato il Ministero degli Interni di dichiarare Bangkok zona di emergenza e di avvisare le province di tutto il Paese di trattare la situazione come un'emergenza nazionale, consentendo l'immediata assistenza pubblica se necessario”. Proprio nella capitale thailandese, nella zona del parco Chatuchak, si è verificato il crollo del palazzo in costruzione, le cui immagini sono diventate immediatamente virali. Crolli di edifici sono stati segnalati anche nella regione di Mandalay in Myanmar, come riferito da alcuni residenti all'agenzia di stampa britannica Reuters. Ci sarebbero molte vittime nel crollo dell'ospedale di Naypyidaw, la capitale del Myanmar. Nel Paese è stata dichiarata “situazione di emergenza” nella sopracitata regione di Mandalay e in quelle di Sagaing, Bago, Magway e Shan. In questo momento le notizie sono frammentarie e i bilanci risultano del tutto provvisori, con le ispezioni che procedono alacremente in tutte le aree colpite.
Le stime delle vittime e dei danni dello USGS si basano anche sui dati relativi alle tipologie di edifici presenti nelle regioni coinvolte. “Nel complesso – spiega l'agenzia federale statunitense – la popolazione di questa regione risiede in strutture vulnerabili alle scosse sismiche, sebbene esistano strutture resistenti. I tipi di edifici vulnerabili predominanti sono quelli informali (metallo, legno, GI ecc.) e le costruzioni in muratura di mattoni non rinforzati”. Un ulteriore rischio nelle aree interessate è legato alle frane innescate dai forti terremoti, che possono determinare un aumento significativo del bilanci catastrofici.
Ricordiamo che dopo la scossa principale di magnitudo 7.7 ne è seguita una fortissima di assestamento di 6.4, circa 12 minuti dopo la prima. Come indicato dall'Istituto Nazionale di Geologia e Vulcanologia (INGV), la magnitudo “misura la grandezza / dimensione di un terremoto”, indicando quanto è forte e dunque quanta energia libera, ovvero quella elastica dovuta alle oscillazioni del terreno. La magnitudo si basa su una scala logaritmica e per ogni punto in più la violenza della scossa aumenta di 30 volte. Per fare un esempio, un terremoto di magnitudo 3 è circa 1.000 volte più violento di uno di magnitudo 1.