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Sorpresa, per uno studio siamo ben più di 8,2 miliardi: dov’è finita l’umanità “dispersa”

Un team di ricerca finlandese ha calcolato che sulla Terra vivrebbero molte più persone di quelle attualmente stimate, 8,2 miliardi. Secondo la stima degli scienziati fino a 3 miliardi di persone potrebbero essere “disperse”. Ecco dove sono finite, in base ai calcoli.
A cura di Andrea Centini
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Secondo un nuovo studio sulla Terra saremmo molti di più degli 8,2 miliardi di individui attualmente “censiti”. Si parla addirittura di miliardi di personedisperse” che potrebbero non essere considerate in questo conteggio, che ha un valore estremamente significativo dal punto di vista delle decisioni politiche. Nel momento in cui stiamo scrivendo, sabato 22 marzo 2025, il portale specializzato worldometer.info indica che la popolazione mondiale globale è composta da 8 miliardi, 212 milioni e 673.872 persone. Un dato che cresce secondo dopo secondo. Ad esempio, in questo preciso istante del mattino, si registrano circa 130.000 nuove nascite e oltre 60.000 decessi per la giornata odierna.

Questi dati continuamente aggiornati si basano su un metodo di statistico definito a griglia, in cui la Terra viene suddivisa in piccoli quadrati e per ciascuno di essi viene stimata la popolazione sulla base dei censimenti e altre fonti. Ma c'è un grosso problema. Secondo gli autori del nuovo studio i dati a disposizione per le aree rurali non sono così precisi – o granulari, come dicono gli esperti – per ottenere una stima attendibile, tanto che la nuova indagine indica una significativa sottostima compresa tra il 53 e l'84 percento per quanto concerne il numero di individui in queste zone. Poiché le persone che vivono nelle aree rurali rappresentano il 43 percento della popolazione mondiale, cioè 3,5 miliardi di individui, ciò significa che fino a quasi 3 miliardi di persone potrebbero mancare all'appello.

Di fatto, nel caso in cui venisse confermata la sottostima dell'84 percento, saremmo 11,2 miliardi e non 8,2 miliardi. Ricordiamo che abbiamo superato la soglia di 8,0 miliardi di persone a novembre del 2022, anche grazie al boom di nascite in India che è diventato il Paese più popoloso del pianeta nel 2023. Nonostante l'attuale crescita demografica esplosiva trainata da alcuni Paesi, tuttavia, uno studio dell'Università di Washington prevede che entro il 2100 la popolazione globale "crollerà" a 8,8 miliardi di persone, dopo aver raggiunto il picco di 9,7 miliardi nel 2064. In Italia, dove già adesso è in atto un preoccupante calo demografico, la popolazione sarà praticamente dimezzata. Per un'altra ricerca il picco sarà tra il 2040 e il 2050 con un crollo a 6 o 7 miliardi di individui entro la fine del secolo.

A determinare che oggi potremmo essere molti più di 8,2 miliardi è stato un team di ricerca finlandese guidato da scienziati del Gruppo di ricerca sull'acqua e lo sviluppo – Dipartimento dell'Ambiente dell'Università di Aalto, che hanno collaborato a stretto contatto con i colleghi del GIScience for Sustainability Transitions Lab. I ricercatori, coordinati dal professor Josias Láng-Ritter, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver utilizzato una fonte di dati inconsueta: i progetti per la costruzione delle dighe. In totale hanno raccolto i dati di oltre 307 progetti effettuati in 35 Paesi distinti. Quando si costruiscono dighe, infatti, ampie aree del territorio devono essere allagate e le persone che sono costrette ad abbandonare le proprie case vengono contate in modo molto preciso. La ragione è semplice: vanno risarcite. Per questo gli enti, le società e le assicurazioni coinvolte tengono traccia di ogni singolo individuo che deve spostarsi da un luogo a un altro. Queste informazioni sono estremamente preziose per fare una stima più precisa degli individui presenti nelle aree rurali, considerando i dati non così buoni ottenuti con i metodi tradizionali.

Combinando i dati dei progetti delle dighe con quelli delle mappe di popolazione globale per il periodo 1975-2010, ottenute tramite censimenti, analisi delle immagini satellitari e altre fonti, il professor Láng-Ritter e colleghi sono giunti alla conclusione che siamo innanzi a una notevole sottostima del numero effettivo di persone che vive nelle aree rurali. “Sebbene il nostro studio dimostri che l'accuratezza è in qualche modo migliorata nel corso dei decenni, la tendenza è chiara: i set di dati sulla popolazione globale perdono una parte significativa della popolazione rurale”, ha spiegato l'autore principale dello studio in un comunicato stampa. Come indicato, la sottostima è compresa tra il 53 e l'84 percento, con miliardi di persone potenzialmente non conteggiate. I Paesi in cui i ricercatori hanno osservato le maggiori discrepanze sono Australia, Brasile, Cina, Colombia e Polonia.

Il fatto di non tenere conto di tutte queste persone può avere un impatto enorme sugli effetti delle decisioni politiche. Quando si decide di costruire strade o ospedali, potenziare i mezzi di trasporto pubblico, distribuire medicine o magari offrire contributi per l'impatto della crisi climatica in corso, i governi e gli enti internazionali come l'ONU si basano proprio sulle stime della popolazione da servire. Ciò significa che molte popolazioni rurali potrebbero ricevere un'assistenza sensibilmente peggiore di quella realmente necessaria. Chiaramente i risultati del nuovo studio dovranno essere confermati da ulteriori indagini, ma anche se la perdita di 3 miliardi di persone fosse eccessiva, è probabile che effettivamente centinaia di milioni di individui non figurino nei conteggi attuali. I dettagli della ricerca “Global gridded population datasets systematically underrepresent rural population” sono stati pubblicati su Nature Communications.

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