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Prima di inquadrare il prossimo QR Code dovresti leggere la storia di questa truffa

Le truffe con i QR Code si chiamano Quishing, contrazione di QR Code e phishing. In pratica parliamo di truffe che in cui gli utenti vengono portati a cliccare su un QR Code fingendo che rimanda a una servizio specifico: alla fine l’utente si ritrova su piattaforme che rubano dati o soldi.
A cura di Valerio Berra
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I QR Code sono facili da creare, facili da distribuire, facili da leggere e soprattutto facili da aprire. Ormai sono fissi nei ristoranti, al posto dei menu di carta. Si possono trovare alla cassa per velocizzare i pagamenti elettronici. Si possono usare per scaricare app o per accedere ai WiFi pubblici. E proprio perché sono così diffusi si stanno moltiplicando anche le truffe legate ai QR Code.

Negli ultimi giorni ne sono circolate due in rete. Una bonaria, senza troppe conseguenze. L’altra un po’ più complessa. La prima è la foto di una bacheca universitaria. Non sappiamo dove o quando è stata scattata. C’è un foglio di carta appuntato su una bacheca di sughero, sopra una scritta che allude alle prove di un tradimento, sotto un QR Code. Una volta inquadrato il link rimanda al sito di un fotografo che offre servizi per le cerimonie di laurea.

Una variante di questo tipo di truffa, ovviamente leggera, è quella documentata nel dicembre del 2024 a Napoli. Su alcuni bus si poteva trovare un foglio con sopra un QR Code e la scritta “Rita lo so che mi tradisci con il tuo collega Enzo…”. Il codice rimandava però a un negozio di scarpe.

La truffa del QR Code a Verona: il caso di Quishing

Gli schemi di truffa basati su QR Code si chiamano Quishing, contrazione di QR Code e phishing. Un esempio di questo tipo di truffa lo abbiamo visto a Verona questa settimana. Nulla di ingegnoso. In molti parcometri distribuiti nella città è stato attaccato alle colonnine un adesivo con sopra un QR Code. Sopra si poteva leggere: “Si paga qui”.

Alla fine non si “Pagava qui” proprio nulla. Il QR Code rimandava a un sistema non riconosciuto da AMT3, la società che si occupa delle gestione dei pagamenti nei parcometri. AMT3 ha poi spiegato in una nota per la stampa che accetta pagamenti solo con monete o con le app ufficiali. Queste le parole del direttore di AMT3 Mario Pollicelli riportate al giornale L'Arena:

"Dopo aver sporto denuncia contro ignoti la preoccupazione principale è stata quella di attivarci per togliere gli adesivi farlocchi e informare tempestivamente i nostri utenti del pericolo, dandone massima diffusione sia attraverso il nostro sito internet che mediante i social”.

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