Svelate le possibili cause di due estinzioni di massa sulla Terra: la minaccia arriva dallo spazio

Due delle sei estinzioni di massa sulla Terra sarebbero state provocate da colossali e violentissime esplosioni di stelle giganti nella Via Lattea, eventi che gli scienziati chiamano supernovae. Questi apocalittici fenomeni astronomici, tra i più energetici in assoluto, sono in grado di liberare quantità immense di radiazioni e materiale nello spazio; sebbene questo sia il motore che innesca la formazione di nuovi corpi celesti, le supernovae sono talmente potenti che possono distruggere la vita su un pianeta abitato nel raggio d'azione dell'esplosione. Secondo gli autori dello studio, la vita sulla Terra sarebbe stata spazzata via in larga parte in due occasioni, a causa della distruzione dello strato di ozono provocato dalle supernovae. Più nello specifico, gli eventi astronomici sarebbero stati responsabili delle estinzioni di massa dell'Ordoviciano (445 milioni di anni fa) e del tardo Devoniano (372 milioni di anni fa), delle quali non sono chiare le cause scatenanti.
A determinare che le supernovae sono state probabilmente responsabili delle estinzioni di massa dell'Ordoviciano e del tardo Devoniano è stato un team di ricerca internazionale composto da scienziati della Facoltà di Scienze dell'Università di Alicante (Spagna) e del Gruppo di astrofisica dell'Università di Keele (Regno Unito). Gli scienziati, coordinati dal dottor Alexis Quintana del Dipartimento di Fisica Applicata dell'ateneo spagnolo, sono giunti alle loro conclusioni dopo aver calcolato il tasso di supernovae entro 20 parsec dal Sole (circa 65 anni luce), mettendolo a confronto con quello degli eventi di estinzione di massa sul nostro pianeta. Nella fase iniziale dello studio si sono concentrati su un particolare tipo di stelle massicce di classe spettrale O o B, caratterizzate da temperature superficiali molto elevate (per questo risultano azzurre), vita relativamente breve, notevole luminosità e massa di notevoli dimensioni. Solo le stelle giganti quando “muoiono” danno vita a una supernova, un evento legato all'esaurimento del combustibile per le reazioni nucleari che porta al collasso del nucleo per effetto della gravità; ne deriva un'esplosione apocalittica che libera quantità immense di energia.
Dopo aver determinato la distribuzione di queste stelle massicce all'interno della nostra galassia (la Via Lattea), i ricercatori hanno potuto calcolare i tassi delle supernovae, giungendo alla conclusione che ogni miliardo di anni circa 2,5 di questi eventi possono investire la Terra. Mettendo in relazione questi calcoli con le estinzioni di massa, hanno determinato che quelle dell'Ordoviciano e del tardo Devoniano sarebbero state caute proprio dagli effetti delle esplosioni stellari. È noto che l'estinzione di massa dell'Ordoviciano portò alla scomparsa dell'85 percento delle specie marine, mentre quella del Devoniano ne interessò circa il 75 percento, spazzando via tutte quelle che erano riuscite a “emergere” e larga parte delle specie marine (compresi moltissimi pesci). Secondo gli esperti le due supernovae spazzarono via lo strato di ozono, permettendo alla letale radiazione ultravioletta solare di bombardare la superficie terrestre e le forme di vita. L'ozono è infatti un preziosissimo scudo protettivo da questa radiazione ed è per questo che è fondamentale che non si deteriori.
Nonostante la coerenza dei numeri, il dottor Quintana e colleghi non hanno trovato la “pistola fumante” sulla Terra, la prova che effettivamente le supernovae hanno causato queste estinzioni di massa. Nel caso dell'estinzione di 66 milioni di anni fa alla fine del Cretaceo, quella che provocò la scomparsa dei dinosauri non aviani a causa dell'impatto dell'asteroide Chicxulub, i ricercatori trovarono iridio e il gigantesco cratere nella penisola dello Yucatan, compatibile con l'impatto. Secondo gli esperti, i ricercatori dovrebbero andare a caccia di elementi "sibillini" prodotti dalle supernovae, come potrebbe essere il Ferro-60. Attualmente ci sono due potenziali supernovae che potrebbero verificarsi nella Via Lattea nei prossimi milioni di anni, quelle di Antares e Betelgeuse, tuttavia le due stelle giganti sono piuttosto distanti dalla Terra, pertanto le loro esplosioni non dovrebbero comportare rischi per la vita sul nostro pianeta. I dettagli della ricerca “A census of OB stars within 1 kpc and the star formation and core collapse supernova rates of the Milky Way” sono stati pubblicati su Monthly Notices of the Royal Astronomical Society.