Musk continua a bloccare i conti nelle basi italiane, i sindacati: “Serve l’intervento del governo”

Tutto è partito da una mail. Poche righe in cui a inizio marzo il dipartimento del DOGE guidato da Elon Musk chiedeva di rendere conto delle loro attività ai dipendenti civili delle basi militari statunitensi in Italia. Poi è arrivato il resto, carte di credito praticamente azzerate, assunzioni bloccate e rischio licenziamento per chi ha un contratto a termine.
Dopo le dichiarazioni rilasciate in questi giorni, i sindacati che si occupano dei lavoratori italiani nelle basi hanno chiesto l’intervento del governo.
La lettera per fermare le azioni di DOGE
Fisascat Cisl e Uiltucs parlano di 4.000 lavoratori a rischio e spiegano di aver scritto una lettera all’Ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, al Ministero dell’Interno e al Dipartimento della Difesa USA per difendere i diritti dei dipendenti italiani da quella che definiscono un' "ingiustificata ingerenza nelle modalità di lavoro del personale civile italiano".
Il centro della questione è chiaro. Il lavoro dei dipendenti civili delle basi statunitensi in Italia è regolato da un contratto di lavoro nazionale. Le tutele quindi sono diverse da quelle dei contratti con cui sono assunti i dipendenti federali che sono sotto la lente di ingrandimento del Doge.
La scelta di Elon Musk di bloccare assunzioni, oltretutto in modo retroattivo, e cambiare le condizioni di lavoro si scontra con le norme italiane sul diritto del lavoro.
La posizione dei sindacati
Secondo i sindacati quindi la scelta di Elon Musk di estendere i poteri del DOGE sui dipendenti italiani è illegittima: “La richiesta del DOGE appare non solo immotivata ma anche destituita da qualsivoglia fondamento giuridico poiché il personale è tenuto a svolgere la propria attività lavorativa in conformità con le mansioni afferenti all’inquadramento contrattuale in cambio della retribuzione”.
Ora il livello dello scontro si alza di un grado. Dopo le lettere e le proteste formali i sindacati hanno deciso di chiedere l’intervento del governo guidato da Giorgia Meloni. Un altro tassello che si aggiunge al complicato puzzle della diplomazia Italia – USA dopo il fasicicolo sulla guerra in Ucraina e quello sui Dazi.