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Viviana mamma dopo due tumori grazie al trapianto di tessuto ovarico: “Mi ha salvato la vita”

A volte le terapie oncologiche possono compromettere la funzionalità delle ovaie e causare menopausa precoce. Viviana è una mamma di 38 anni che in passato ha dovuto ricorrere a questi trattamenti a causa di un cancro al sacro ma grazie al trapianto di tessuto ovarico è riuscita ad avere una gravidanza e evitare la menopausa precoce a 22 anni. A Fanpage.it ha raccontato la sua storia.
Intervista a Viviana Franceschini
Paziente che si è sottoposta al trapianto di tessuto ovarico
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Foto di Viviana e sua figlia Eva
Foto di Viviana e sua figlia Eva

Viviana Franceschini è una donna di 38 anni, da qualche anno è diventata mamma di una bambina che, insieme a suo marito Andrea, hanno deciso di chiamare Eva, “come la prima donna”. Ma se qualcuno, 20 anni fa, le avesse detto che la sua vita sarebbe stata questa, non gli avrebbe creduto. Oggi infatti forse le cose sarebbero state molto diverse se anni fa non avesse scoperto l’esistenza del trapianto di tessuto ovarico, una tecnica di preservazione della fertilità femminile ancora non abbastanza conosciuta in Italia.

A Fanpage.it ci eravamo già occupati di questa tecnica con il professore Renato Seracchioli del Sant’Orsola di Bologna, uno delle poche strutture a offrire questa possibilità. A Fanpage.it Viviana ha raccontato la sua storia per contribuire a far conoscere questa opzione al maggior numero di persone possibili.

La storia di Viviana

Nel 2008, a 22 anni, Viviana scopre di essere malata: ha un sarcoma di Ewing tra il sacro e il basso bacino. Si tratta di un raro tumore maligno che si sviluppa a partire dall'osso o dai tessuti molli circostanti. Subito dopo la diagnosi viene operata nella sua città, a Pescara, e poi al Policlinico Gemelli di Roma prosegue le cure. Si sottopone a molti cicli di chemioterapie.

“La mia situazione era molto grave quindi la cosa più importante era curarmi”, ma poi quando, concluse le chemio, era il momento di iniziare le radioterapie localizzate al bacino, le è stato spiegato cosa avrebbero potuto comportare le cure: “Il radioterapista mi spiegò che avrei potuto perdere completamente il funzionamento ovarico. Questo significava che sarei andata in menopausa precoce poco più che ventenne e che non avrei più potuto avere una gravidanza”.

Al tempo Viviana aveva 22 anni, era giovanissima: “Prima della chemioterapia avevo iniziato una terapia ormonale sostitutiva necessaria per il rischio di emorragia, per cui non avevo più già le mestruazioni, ma quando ho scoperto che le mie ovaie avrebbero smesso di funzionare completamente, mi sono sentita davvero male. È stato come scoprire di avere un altro tumore, ero disperata”.

I rischi delle terapie oncologiche

Se la funzionalità ovarica viene compromessa infatti, oltre a diventare sterile, la donna entra per forza di cose in menopausa precoce, a prescindere dall’età. Si tratta di una condizione che ha un forte impatto sulla vita e sulla salute e il benessere psicofisico della donna. I trattamenti oncologici, come le chemioterapie o le radioterapie possono avere questo effetto collaterale. Non è per forza così, ma è un’eventualità possibili in certe circostanze.

Per Viviana, dato anche la posizione del tumore, il rischio era reale: “Oltre al tema della fertilità, a cui pensavo ancora come una cosa tanto lontana perché avevo solo 22 anni, ero tanto spaventata dalla menopausa precoce, da tutti i suoi effetti, dal fatto stesso di sapere che la malattia avrebbe cambiato per sempre la mia vita”.

Cos’è il trapianto di tessuto ovarico

A insaputa di Viviana, però, una dottoressa specializzanda dell’Oncologia pediatrica del Gemelli contatta la professoressa Raffaella Fabbri dell'Ospedale Sant’Orsola di Bologna per esporre ai colleghi il caso di Viviana. La dottoressa in questione sapeva infatti che da qualche anno all’ospedale bolognese era disponibile un nuovo intervento per preservare la funzionalità ovarica nelle pazienti che rischiano di perderla proprio a causa di una neoplasia o delle terapie necessarie per trattarla. Si tratta del trapianto di tessuto ovarico, una tecnica ancora poco conosciuta e offerta da pochi centri in Italia. Il professore Renato Seracchioli, a capo del programma di Oncofertilità e Preservazione della fertilità dell’ospedale Sant’Orsola di Bologna, ci aveva spiegato come funziona e per quali pazienti può essere utile.

“Quando al Gemelli mi hanno presentato questa possibilità – racconta Viviana – ho subito accettato. Dopo aver fatto tutte le visite necessarie e aver ricevuto l’ok dai miei oncologi, sono andata a Bologna per sottopormi all’intervento di crioconservazione del tessuto ovarico con il professor Seracchioli e il suo team”.

Questo intervento consiste nell'asportazione in laparoscopia di una porzione di tessuto ovarico da uno delle due ovaie, di solito circa la metà del tessuto totale, dove sono presenti gli ovociti. Così, una volta che la paziente ha concluso le cure ed è guarita, se necessario, il campione di tessuto viene reimpiantato facendo riattivare le ovaie, che riprendono a produrre ormoni e follicoli. Nel caso specifico di Viviana, dato che l’intervento è stato effettuato quando aveva già subito diversi cicli di chemio, il campione prelevato era limitato perché le terapie avevano avuto già un impatto sulle ovaie.

La scoperta di un secondo tumore

Le cose avrebbero dovuto seguire questo iter anche per Viviana: torna a Roma e si sottopone a tutte le radioterapie e chemioterapie e finalmente i medici le comunicano che il tumore era scomparso. Poi dopo diversi anni, nel 2015, Viviana si sposa e a quel punto decide di provare la strada del reimpianto del tessuto ovarico.

“Inizio tutto l’iter necessario per l’operazione, i medici effettuano tutti i controlli necessari, e nel 2017 – dopo ormai quasi dieci anni dal tumore, quindi ero quasi fuori pericolo recidive – mi sottopongo all’intervento”. Dopo solo un anno dalle analisi ormonali arriva la conferma che le sue ovaie hanno ripreso a lavorare. Alla bella notizia segue però poco dopo un nuovo ostacolo da superare per Viviana e la sua famiglia: a gennaio 2018 le viene diagnosticata una recidiva, questa volta il tumore è alla spalla.

Ricominciano le cure: “Il giorno in cui inizio le chemioterapie, ho avuto il ciclo dopo tanti anni. Ovviamente, poi ho dovuto riprendere la terapia ormonale sostitutiva che mi mette di nuovo in pausa le ovaie. Da Bologna mi dicono che la priorità era curarmi e che poi una volta guarita ci saremmo occupati delle ovaie, ma io ormai avevo perso le speranze, non pensavo che avrei potuto avere di nuovo il ciclo”.

L’arrivo della gravidanza

Anche questa volta, fortunatamente le terapie funzionano, il tumore alla spalla regredisce e Viviana interrompe tutte le cure. "Sorprendentemente dopo qualche mese ho avuto di nuovo le mestruazioni, quindi il trapianto del tessuto ovarico aveva funzionato, nonostante il secondo tumore e le altre terapie a cui mi ero sottoposta”.

Dal momento della guarigione però Viviana non può avere una gravidanza subito dopo, deve aspettare diversi mesi affinché il corpo elimini i residui della chemioterapia e si riprenda completamente: “I medici mi avevano detto che per un anno non avrei dovuto provare a rimanere incinta”.

I mesi passano e intanto Viviana continua a fare tutti i controlli al Sant’Orsola: “Un giorno, durante una visita – il tempo indicato dai medici era trascorso – mi dicono che se avessi voluto provare ad avere una gravidanza, quello era il momento giusto. Io e mio marito ci proviamo e inaspettatamente resto incinta al primo tentativo”.

Oltre la malattia

La gravidanza procede bene, anche se l’arrivo del Covid-19 stravolge di nuovo i piani: “Ci tenevo tanto a partorire a Bologna, ma purtroppo a causa della pandemia non è stato possibile”. Fortunatamente tutto procede per il meglio. Ad agosto 2020 Viviana diventa mamma: nasce Eva.

Oggi, a distanza di circa 17 anni da quel primo tumore, Viviana è andata avanti con la sua vita e insieme a suo marito hanno una bambina di cinque anni che hanno voluto chiamare, ci racconta, come la prima donna: “Ancora oggi, non perdo occasione per parlare dell’esistenza di questo intervento. Le malattie, anche i tumori, esistono, ma la vita non si ferma lì, va avanti. Le donne devono sapere che esiste questa possibilità, perché davvero ti salva la vita”.

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