Il regalo di Natale a Chiara Ferragni: la sua società cancellata dall’elenco delle imprese innovative
La Fenice Srl è l’ammiraglia del complesso di società di Chiara Ferragni. È la società che gestisce il marchio Chiara Ferragni Brand, usato per firmare linee di vestiti, materiale scolastico, trucchi e fino a qualche tempo fa anche pandori. Ora questa società, anticipa l’agenzia stampa Radiocor, è stata cancellata dalla sezione delle Piccole e Medio Imprese (PMI) Innovative della Camera di Commercio di Milano. Un nuovo passaggio in un momento già complesso per Fenice Srl.
La cancellazione è avvenuta, citiamo sempre dall’agenzia, per “mancato deposito della dichiarazione di mantenimento del possesso dei requisiti”. Oltre un attestato aziendale, far parte di questo elenco comporta una serie di vantaggi sulla gestione della società. Su questo si sta creando un po’ di confusione in rete. Certe agenzie parlano di elenco delle startup innovative ma altre di elenco delle PMI Innovative.
I due attestati non possono convivere. Fenice Srl era nel registro delle PMI Innovative, essendo sul mercato da molti anni non aveva i requisiti per essere definita una startup. I vantaggi a cui poteva accedere, come si legge sul portale della Camera di Commercio di Milano, erano parecchi. Si parte dalla flessibilità nella gestione societaria, agli incentivi fiscali per gli investimenti, fino alle facilitazione nel ripianamento delle perdite.
Perchè Fenice Srl non è più nell’elenco delle PMI innovative
Come spiegato dalla nota, la cancellazione dall’elenco delle PMI innovative è avvenuta per il mancato deposito della documentazione sui requisiti. Difficile che si sia trattato di un errore di distrazione, visto il momento delicato che sta attraversando questa società. L’ipotesi più probabile è che i soci si siano accorti di non essere in possesso dei requisiti necessari per rimanere nel registro.
Per entrare in questo gruppo di imprese servono nove requisiti che vanno da un tetto di 250 dipendenti a un fatturato più basso di 50 milioni di euro. Bisogna anche rispettare un target di investimenti: “Spese in ricerca e sviluppo maggiori o uguali al 3 per cento del maggior valore fra costo e valore totale della produzione”.
E poi è necessario accogliere personale con titoli di studio: “Almeno i 1/3 dei dipendenti o collaboratori con laurea magistrale oppure 1/5 di dottorati, dottorandi o laureati con almeno tre anni di attività di ricerca certificata”. Qualche indizio in più potremo averlo quando l’azienda presenterà il bilancio del 2023, il primo post caso pandoro.