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Perché i conducenti di taxi e ambulanze corrono un rischio molto più basso di Alzheimer

I tassisti e gli autisti di ambulanze hanno una probabilità significativamente inferiore di Alzheimer per il possibile effetto protettivo esercitato dalla più frequente elaborazione spaziale: secondo i ricercatori del Massachusetts General Brigham, la ripetuta creazione di mappe spaziali cognitive aiuterebbe a mantenere in salute le regioni del cervello coinvolte nello sviluppo di questa forma di demenza.
A cura di Valeria Aiello
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I tassisti e gli autisti di ambulanze, il cui lavoro si basa sulla memoria spaziale, hanno un rischio inferiore di sviluppare il morbo di Alzheimer / Photo IStoc

I tassisti e gli autisti di ambulanze hanno una probabilità significativamente inferiore di sviluppare il morbo di Alzheimer, per il possibile effetto protettivo esercitato dalla più frequente elaborazione spaziale richiesta dal loro lavoro: questo tipo di attività aiuterebbe infatti a mantenere in salute le regioni del cervello coinvolte nello sviluppo di questa forma di demenza degenerativa, secondo quanto suggerito dai ricercatori del Massachusetts General Brigham che hanno studiato questa possibilità analizzando i dati quasi 9 milioni di lavoratori negli Stati Uniti e valutando i tassi di mortalità per Alzheimer correlati a 443 professioni.

I risultati dell’indagine, pubblicati sul British Medical Journal, hanno evidenziato che i conducenti di taxi e ambulanze hanno un rischio significativamente più basso di morire di Alzheimer rispetto ad altre categorie di lavoratori. Ciò li ha portati a ipotizzare che “le stesse aree del cervello coinvolte nella creazione di mappe spaziali cognitive, che utilizziamo per orientarci nel mondo che ci circonda, siano coinvolte anche nello sviluppo della malattia” ha affermato il dottor Vishal Patel del Dipartimento di Chirurgia del Brigham and Women’s Hospital e autore principale dello studio.

I lavori che riducono il rischio di Alzheimer

I conducenti di taxi e ambulanze corrono un rischio significativamente più basso di Alzheimer rispetto ad altre categorie di lavoratori, con percentuali nettamente inferiori di decessi dovuti a questa forma di demenza, rispetto a tutte le altre occupazioni esaminate dai ricercatori.

Nello specifico, la mortalità media di tassisti e degli autisti di ambulanze per Alzheimer è inferiore all’1% rispetto a una media del 3,88%. “Questa tendenza non è stata osservata in altri lavori correlati ai trasporti, dove si utilizzano percorsi predeterminati, come nel caso degli autisti di autobus (3,11%) o i piloti di aerei (4,57%)” hanno precisato gli autori dello studio in una nota.

Questa differenza sarebbe dovuta al fatto che mestieri o professioni che dipendono in misura minore dall’elaborazione spaziale e dalla navigazione in tempo reale (come piloti di aerei e autisti di autobus) manterrebbero comunque meno attive le aree del cervello coinvolte nello sviluppo dell’Alzheimer.

I nostri risultati evidenziano la possibilità che i cambiamenti neurologici nell’ippocampo o in altre aree del cervello, tra i conducenti di taxi e ambulanze, possano spiegare i tassi più bassi di malattia di Alzheimer – ha aggiunto il dottor Anupam Jena del Dipartimento di Medicina del Massachusetts General Hospital e autore senior dell’indagine – . Trattandosi di uno studio osservazionale, non possiamo trarre conclusioni definitive sul rapporto causa ed effetto, ma queste scoperte suggeriscono l’importanza di considerare come le occupazioni possano influenzare il rischio di morte per malattia di Alzheimer e in che modo alcune attività cognitive possano essere potenzialmente preventive”.

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