Quali alimenti aumentano il rischio di cancro al colon: uno studio mette in guardia su alcuni oli di semi
Gli effetti nocivi di una dieta ricca di cibi ultraprocessati sono ormai noti da tempo: sappiamo infatti come questi alimenti possono contribuire all'infiammazione e aumentare così il rischio di diverse malattie. Nello specifico, la dieta occidentale, dove questo tipo di alimenti è molto presente, ricca di zuccheri e grassi saturi, è stata già più volte indicata come una delle possibili cause dell'aumento dei casi di cancro al colon-retto e dell'abbassamento dell'età media di insorgenza, registrati negli ultimi anni proprio nei Paesi Occidentali.
Ora un nuovo studio dell'University of South Florida, sovvenzionata dal governo con il compito di indagare le cause di questo fenomeno – negli Stati Uniti il cancro al colon-retto rappresenta la seconda causa di morte – non solo ha confermato il legame tra il rischio della malattia e i cibi ultraprocessati ma ha anche scoperto come questi alimenti e gli oli di semi in questi spesso contenuti possono scatenare un'infiammazione costante che impedisce al corpo di guarire, favorendo così la formazione, ma anche la crescita stessa del tumore e la sua degenerazione in forme più gravi.
Lo studio sul tumore al colon-retto
Il team di ricercatori ha esaminato attraverso una tecnica all'avanguardia 162 campioni di tumore provenienti da un gruppo di pazienti del Tampa General Hospital. L'analisi a cui sono stati sottoposti mirava a verificare l'eventuale presenza di lipidi bioattivi, molecole molto piccole derivate dagli alimenti che mangiamo. "Se provengono da cibi alimentari trasformati, queste molecole – spiegano i ricercatori – squilibrano direttamente il sistema immunitario e l'infiammazione cronica".
Nei campioni studiati queste molecole sono state riscontrate in quantità superiori alla norma, a dispetto di una riduzione di quelle che invece svolgono un ruolo importante nei processi di auto-guarigione. In sostanza, i ricercatori ritengono che la presenza di questi biolipidi, derivati da una dieta ricca di cibi ultraprocessati e oli malsani, in qualche modo freni la risposta del sistema immunitario, che invece in condizioni ottimali "può avere un impatto drastico sugli alimenti trasformati".
Gli oli di semi sono davvero pericolosi?
Di fronte a questi risultati è importante specificare che i ricercatori hanno indicato come possibile responsabile della costante infiammazione del corpo e dei suoi effetti sul sistema immunitario lo stile alimentare occidentale nel complesso, che prevede grandi quantità di cubi ultraprocessati, grassi saturi, sostanze chimiche e "oli di semi infiammatori".
Nello specifico, "questo studio – scrivono gli autori – rivela come gli alimenti ultra-elaborati e gli oli di semi infiammatori utilizzati nei prodotti alimentari confezionati possono contribuire all'infiammazione cronica", specificando quindi che si sta parlando degli oli contenuti nei prodotti industriali.
Quindi gli oli di semi sono solo uno degli alimenti di cui secondo i ricercatori sarebbe necessario ridurre il consumo, a favore di altre fonti sane di grassi, come l'avocado. Inoltre, sull'eventuale pericolosità degli oli di semi, secondo alcuni enti sanitari come l'American Heart Association, non ci sarebbero prove che gli oli di semi in quantità moderate causino infiammazione. Un'ultima considerazione: secondo alcune stime le persone negli Stati Uniti consumerebbero davvero una quantità notevole di oli di semi, in media quasi mezzo litro di olio al giorno.
Secondo quanto spiega la Fondazione Humanitas, non tutti gli oli vegetali sono raccomandabili, anche in base alla salute del singolo individuo e l'eventuale presenza di patologie pregresse. Unica eccezione, l'olio extravergine di oliva è considerato tra i migliori per i suoi molteplici benefici, anche antitumorali, sempre se consumato nelle dosi opportune.