Cos’è un defibrillatore sottocutaneo: come funziona il dispositivo che è stato impiantato a Edoardo Bove
Dopo poco più di una settimana dal malore accusato in campo, durante la partita di Serie A Inter-Fiorentina, oggi, 10 dicembre, Edoardo Bove è stato operato con successo all'ospedale Careggi di Firenze, dove gli è stato installato un defibrillatore sottocutaneo rimovibile.
Secondo quanto riferito finora, dopo che avrà raccolto tutti le informazioni necessarie, il dispositivo potrebbe essere rimosso. Difatti secondo il protocollo sanitario dell'ospedale, per dimettere un paziente colpito da un malore di natura cardiaca, come successo a Bove, è obbligatorio installare questo dispositivo per proteggere il paziente da possibili eventi simili futuri. Il centrocampista viola ha avuto infatti un arresto cardiaco dovuto a una torsione di punta, un particolare tipo specifico di tachicardia ventricolare, che può avere diverse cause, alcune anche congenite.
Fanpage.it ha contattato il Prof. Massimo Mantica, responsabile del Centro aritmie ed elettrofisiologia cardiaca dell’IRCCS Galeazzi-Sant’Ambrogio, per fare il punto sulle funzioni di questo dispositivo e cosa significa che può essere rimosso.
Cos'è il defibrillatore automatico impiantabile sottocutaneo
Il defibrillatore automatico impiantabile sottocutaneo S-ICD è un tipo specifico di defibrillatore automatico impiantabile o ICD (Implantable Cardioverter Defibrillator) che fornisce un'importante alternativa al tradizionale defibrillatore transvenoso.
Si tratta di un dispositivo in grado di rilevare in qualsiasi momento un'eventuale aritmia, ovvero un'irregolarità rilevante nel battito cardiaco, e correggerla attraverso uno shock elettrico salvavita.
"Il defibrillatore è in uso da molto tempo, non è una novità assoluta della cardiologia – spiega Mantica – è una macchina ampiamente collaudata e ha dimostrato di essere sicuro ed efficace, nei pazienti con aritmie rischiose per la vita".
Cosa cambia rispetto al defibrillatore tradizionale
Nel caso specifico del defibrillatore sottocutaneo S-ICD, "la differenza sostanziale rispetto all'ICD trans venoso – prosegue l'esperto – sta nel fatto che il suo funzionamento si basa su un generatore, solitamente alloggiato nel fianco sinistro, nella parte bassa del torace, in posizione sottomuscolare, collegato a un elettrodo che con un tramite sottocutaneo raggiunge la parte anteriore al torace, in posizione sovrasternale. Quindi tutto il dispositivo, generatore ed elettrodo, si trova completamente in posizione sottocutanea. Invece, nell'altro defibrillatore in uso, il trans venoso, l'elettrodo raggiunge il cuore attraverso le vene".
I possibili vantaggi
Per questo motivo il defibrillatore sottocutaneo ha il vantaggio di poter essere impiantato attraverso un intervento chirurgico meno invasivo, perché viene inserito chirurgicamente, senza toccare né il cuore né le vene.
Inoltre, se necessario, può essere rimosso più facilmente rispetto al defibrillatore transvenoso. "Quest'ultimo infatti viene riconosciuto dall'organismo, che in risposta tende ad isolarlo, costruendo attorno ad esso delle cicatrici (materiale fibroso) che, in caso di necessità, potrebbe rendere più complessa la rimozione. Al contrario, nel dispositivo sottocutaneo, qualora ce ne sia la necessità, l'operazione è più semplice perché la reazione del corpo è meno significativa".
In quali casi può essere rimosso
Secondo le informazioni diffuse finora sul caso di Bove, sembra che una volta completati gli accertamenti, il dispositivo potrebbe essere rimosso. Difatti "se – spiega l'esperto – gli accertamenti confermeranno la natura transitoria dell'episodio di aritmia, il dispositivo potrebbe essere rimosso. Se invece il problema è di natura permanente, il dispositivo può rimanere anche sul lungo periodo, per decenni, così da correggere nuove aritmie che si potrebbero verificare in futuro".
Per queste sue caratteristiche, il defibrillatore sottocutaneo viene infatti usato anche come "strumento di protezione transitoria. Anzi, in base alle regole di cardiologia – prosegue Mantica – in tutti i casi di episodi cardiaci che richiedono il ricorso al defibrillatore esterno, come sembra sia successo al calciatore, è obbligatorio proteggere il paziente da futuri eventi successivi". In sostanza nel caso specifico di Bove, "il defibrillatore impiantato compierebbe in pochi istanti l'intervento che è stato effettuato in campo dagli operatori sanitari".
Allo stato attuale delle cose, quindi resta da capire se il malore che ha interessato il calciatore "è stato causato da un un evento transitorio che può rientrare o se c'è una cicatrice presente ormai definitivamente nel suo cuore, ovvero una condizione che richiede un trattamento sul lungo periodo e non solo temporaneo".