Niente più tassa per chi ha una connessione internet in rame, ritirato l’emendamento 76.07
È stato ritirato l'emendamento che dal primo gennaio 2025 avrebbe previsto una tassa del 10% sull'abbonamento di chi ha una connessione internet in rame – Adsl o misto fibra – rispetto a chi utilizza una connessione in fibra ottica ad alta velocità: la stangata era contenuta nell’emendamento 76.07 alla Legge di Bilancio presentato alla Camera dal deputato di Fratelli d’Italia, Carmine Raimondo, con l’obiettivo di accelerare la diffusione della fibra ottica in Italia.
Secondo l’emendamento, i proventi dell’applicazione di una tassa del 10% avrebbero dovuto essere destinati a uno specifico fondo per lo “switch off” al fine di “contribuire al sostenimento degli oneri di tutti gli operatori per la migrazione degli utenti verso le reti a banda ultra larga ad altissima capacità”. La nuova tassa sarebbe quindi stata un contributo per finanziare gli investimenti delle aziende nel passaggio alla fibra ottica in tutto il territorio nazionale, in linea con gli ambiziosi obiettivi per la transizione digitale, che prevedono la dismissione della rete in rame, con almeno il 50% delle utenze che dovrà passare alle reti ad altissima capacità entro il 2026, per arrivare al 100% nel 2030.
Un percorso che, secondo le associazioni dei consumatori e degli internet provider, con l'applicazione della nuova tassa avrebbe scaricato sugli utenti finali parte dei costi di adeguamento della rete, sollevando inoltre dubbi sulla neutralità del fondo, dal momento che in Italia una sola azienda, la TIM, possiede la rete in rame più estesa su tutto il territorio nazionale.
Aiip: "Soddisfazione per il ritiro della nuova tassa"
Il ritiro della ipotizzata tassa sui servizi internet in rame è stata accolta con soddisfazione dall’Aiip, l’Associazione italiana internet provider, che aveva denunciato la corsa alla banda ultralarga come “irragionevole”.
Le disposizioni dell’emendamento 76.07 “non solo avrebbero riversato sui consumatori digitalmente più svantaggiati ulteriori costi per finanziare il passaggio dalla rete in rame alla fibra ottica, ma avrebbero anche distorto il mercato e compromesso, con un intervento repentino e incurante del principio di regulatory predictability anche recentemente riaffermato dall’Unione Europea, le pianificazioni industriali del settore – ha sottolineato l’Aiip – . Sarebbe stato imperdonabile gravare proprio sui cittadini ancora collegati con le vecchie linee telefoniche in rame”.