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Ora sappiamo come ci spiano i social, il rapporto della FTC: “È una sorveglianza di massa”

La Federal Trade Commission ha analizzato i modelli di raccolta dati di nove Big tech. Ora l’agenzia governativa chiede alle aziende di limitare la conservazione e la condivisione dei dati e aumentare le tutele per i minorenni.
A cura di Elisabetta Rosso
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Come recita un vecchio adagio, se qualcosa è gratis, il prodotto sei tu. E il prezzo delle Big Tech sono i nostri dati. Da anni parliamo della massiccia raccolta di informazioni personali utilizzate dalle aziende per incasellarci in pacchetti studiati ad hoc e nutrirci con pubblicità mirate. Ora un nuovo rapporto della Federal Trade Commission (FTC) ci racconta come funziona la "vasta operazione di sorveglianza degli utenti" portata avanti dai colossi tech.

"Le aziende raccolgono e condividono grandi quantità di informazioni degli utenti con terze parti. Queste pratiche di sorveglianza possono mettere a repentaglio la privacy delle persone, minacciare le loro libertà ed esporle a una serie di danni, dal furto di identità allo stalking", ha spiegato Lina Kahn, presidente della FTC , in una dichiarazione. La FTC ha esaminato i modelli di raccolta dati di Facebook, WhatsApp, YouTube, Discord, Reddit, Amazon, Snap, TikTok e Twitter/X tra gennaio 2019 e il 31 dicembre 2020. L'agenzia ha scoperto che le aziende hanno monitorato gli utenti raccogliendo dati personali usati poi per targhettizzare annunci e contenuti nel feed.

Ma quali dati raccolgono? Secondo il rapporto la maggior parte delle aziende ha collezionato informazioni demografiche come età, sesso e lingua. C'è anche chi ha raccolto dati sul reddito familiare, sull'istruzione e sullo stato genitoriale e civile. Non solo, le aziende hanno anche analizzato il comportamento e le abitudini delle persone sulla piattaforma per dedurre informazioni personali all'insaputa degli utenti.

Il risultato è un monitoraggio pervasivo. I dati, infatti, restituiscono un ritratto astratto di chi siamo, sono la nostra vulnerabilità quando si tratta di aziende che fanno soldi offrendo servizi apparentemente gratuiti a milioni di persone. Il vero rischio è che le informazioni date in pasto alle Big Tech comprometteranno la nostra autonomia personale. D'altronde prevedere cosa vogliamo è il sogno proibito di qualsiasi azienda che vuole venderci qualsiasi cosa. E se si può prevedere, perché non decidere in anticipo al posto nostro?

L'indagine della FTC

Queste tattiche messe in atto dalle aziende "possono mettere a repentaglio la privacy delle persone, minacciare le loro libertà ed esporle a una serie di danni", ha sottolineato Khan. Anche i risultati sulla sicurezza dei bambini sono stati "particolarmente preoccupanti", ha aggiunto. Sembra infatti che le aziende non applichino filtri per la raccolta dati dei minori. Bambini e adolescenti utilizzino molte di queste piattaforme, eppure secondo le aziende non essendo servizi rivolti ai minori "non hanno bisogno di pratiche di condivisione dei dati diverse per i bambini di età inferiore ai 13 anni".

La FTC ora chiede alle aziende di limitare la conservazione e la condivisione dei dati, e aumentare le tutele per i minorenni. "Riconoscere questo modello è importante, sia per gli esecutori, sia per i decisori politici, perché qualsiasi sforzo per limitare o regolamentare il modo in cui queste aziende raccolgono tonnellate di dati personali delle persone entrerà in conflitto con i loro principali incentivi commerciali". Non solo. "Per elaborare regole o rimedi efficaci che limitino questa raccolta di dati, i decisori politici dovranno assicurarsi che violare la legge non sia più redditizio che rispettarla".

La aziende non eliminano i dati su richiesta

La FTC ha definito le pratiche di raccolta dati delle aziende "tristemente inadeguate" e ha scoperto che alcune aziende non eliminavano le informazioni quando gli utenti le richiedevano. "Anche quelle aziende che effettivamente eliminavano i dati ne eliminavano solo alcuni, ma non tutti", si legge nel rapporto.

"Questo è il requisito basilare", ha sottolineato Mario Trujillo, un avvocato dello staff della Electronic Frontier Foundation. "Il fatto che le aziende non cancellino i dati quando richiesto, anche di fronte alle leggi statali sulla privacy che lo richiedono, dimostra che è necessaria un'applicazione più rigorosa, soprattutto da parte dei consumatori stessi".

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