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Corni di rinoceronte resi radioattivi per salvarli dai bracconieri: è un’idea rivoluzionaria

A partire dal 24 giugno ha preso il via Rhisotope, un progetto rivoluzionario per proteggere i rinoceronti dai bracconieri. I ricercatori hanno reso radioattivi i corni dei primi venti esemplari, un trattamento innocuo per gli animali ma che rende i corni inutilizzabili per il consumo umano e facilmente individuabili dai dispositivi di sicurezza nucleare in porti e aeroporti. Può essere la svolta per salvarli dall’estinzione.
A cura di Andrea Centini
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Un rinoceronte trattato nel progetto Rhisotope. Credit: Università del Witwatersrand
Un rinoceronte trattato nel progetto Rhisotope. Credit: Università del Witwatersrand

Nonostante tutte le contromisure messe in atto per proteggere i rinoceronti, come il taglio periodico del corno, ancora oggi vengono uccisi centinaia di questi animali ogni anno. Diverse sottospecie come il rinoceronte nero orientale e meridionale e il rinoceronte bianco settentrionale sono classificate come in pericolo critico di estinzione (codice CR) nella Lista Rossa dell'Unione Internazionale per la Conservazione della Natura (IUCN). Lo sterminio viene perpetrato soprattutto per foraggiare il florido mercato nero legato alla medicina tradizionale asiatica e quello dei collezionisti di parti di specie rare, considerate uno status symbol presso alcune "culture". Per fermare questa strage, gli scienziati hanno avviato la sperimentazione di un nuovo metodo che potrebbe rappresentare una vera e propria svolta nella salvaguardia degli animali: rendere il loro corno radioattivo.

Il progetto pilota Rhisotope ha coinvolto i primi venti esemplari un Sudafrica e, nei prossimi sei mesi, ne confermerà o meno la praticabilità e la sicurezza per i rinoceronti, che sono state già ampiamente analizzate prima dell'introduzione dei radionuclidi. In parole semplici, dopo aver addormentato un esemplare, i ricercatori inseriscono all'interno del corno due minuscoli microchip che rilasciano radionuclidi nel tessuto forato (i corni di rinoceronte non sono di osso, ma di cheratina come unghie e capelli). Sebbene le basse concentrazioni di radiazioni non sono pericolose per gli animali, la radioattività rende il corno inutilizzabile per il consumo umano. Negli usi legati alla medicina tradizionale asiatica, ad esempio, i corni vengono frantumati e trasformati in una costosissima (e totalmente inutile) polvere.

Ma rendere i corni radioattivi non serve solo a scoraggiare l'utilizzo da parte degli utenti finali. I radionuclidi possono infatti essere facilmente rilevati dalle migliaia di dispositivi di sicurezza nucleare installati presso porti, aeroporti e altre strutture di tutto il mondo. Smerciare la polvere di corno diventerebbe molto più difficile per i criminali, che a quel punto, oltre ad essere esposti a un rischio superiore di essere scoperti, andrebbero incontro a procedimenti giudiziari sensibilmente più severi, ben al di là di quelli già rigorosi previsti per il traffico di parti di fauna selvatica. Senza dimenticare la possibilità di far emergere più facilmente le reti di contrabbando scoraggiando ulteriormente gli utenti finali. In parole semplici, i corni radioattivi possono dare un preziosissimo contributo nel contrastare il bracconaggio.

A guidare il progetto Rhisotope il professor James Larkin della Radiation and Health Physics Unit (RHPU) dell'Università del Witwatersrand (Sudafrica), che a partire dal 24 giugno 2024 ha trattato venti esemplari in collaborazione con veterinari ed esperti nella conservazione dei rinoceronti. Nei prossimi sei mesi gli animali coinvolti verranno strettamente monitorati e, se verranno confermati i profili di sicurezza già emersi dalle fasi preliminari della sperimentazione, i ricercatori estenderanno il metodo a molti altri esemplari. “Ogni inserimento è stato attentamente monitorato da veterinari esperti ed è stata prestata la massima attenzione per prevenire qualsiasi danno agli animali”, ha dichiarato il professor Larkin in un comunicato stampa. “Nel corso di mesi di ricerca e test abbiamo anche assicurato che i radioisotopi inseriti non comportano rischi per la salute o altri rischi per gli animali o per coloro che si prendono cura di loro”, ha chiosato l'esperto.

In base al tempo di decadimento dei radionuclidi scelti, il corno può essere reso radioattivo più o meno a lungo, ma si punta a un periodo di cinque anni, sensibilmente superiore ai 18 mesi previsti per la “decornazione” periodica. Ciò rende la procedura più economica e meno stressante per gli animali, che devono essere sedati per un numero inferiore di volte. Senza dimenticare che questo e altri trattamenti non hanno avuto gli effetti sperati sul bracconaggio; basti sapere che solo nel 2023 sono stati uccisi circa 500 rinoceronti nei parchi statali, con un aumento dell'11 percento rispetto all'anno precedente.

“Ogni 20 ore in Sudafrica un rinoceronte muore a causa del suo corno. Questi corni vengono poi trafficati in tutto il mondo e utilizzati per medicine tradizionali o come status symbol. Ciò ha portato i loro corni a essere attualmente la merce più preziosa nel commercio del mercato nero, con un valore superiore persino all’oro, al platino, ai diamanti e alla cocaina. Purtroppo, i corni di rinoceronte svolgono un ruolo importante nel finanziare un’ampia varietà di attività criminali a livello globale”, ha affermato Larkin. “In definitiva, l’obiettivo è cercare di svalutare il corno di rinoceronte agli occhi degli utenti finali, rendendo allo stesso tempo più facile individuare i corni mentre vengono contrabbandati oltre confine”, ha concluso. Se tutto andrà secondo i piani, i ricercatori sperano di trasferire l'esperienza accumulata col progetto Rhisotope per proteggere altre specie, come elefanti, pangolini e altri animali (e persino piante) nel mirino di criminali senza scrupoli.

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