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Ingroia minacciato di morte: “Ti facciamo fare la fine di Falcone e Borsellino”

La missiva, arrivata presso la sede del Pdci, è rivolta al candidato premier di Rivoluzione Civile Antonio Ingroia.
A cura di Davide Falcioni
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E' stata recapitata questa mattina presso la sede de L'Espresso e del Pdci (Partito dei Comunisti Italiani, che appoggia alle elezioni Rivoluzione Civile) una lettera anonima contenente un messaggio di minacce di morte ad Antonio Ingroia (da sempre molto vicino al partito). Il testo della missiva recita: "Ingroia comunista di merda ritirati o ti facciamo fare la fine di Falcone e Borsellino. 1000 kg di Tnt-T4 sono pronti…". Come è noto Ingroia vive sotto scorta per le importanti inchieste sulla mafia che ha realizzato.

minacce ingroia

Antonio Ingroia ha immediatamente ottenuto la solidarietà di tutta la sua lista politica. Oliviero Diliberto ha detto: "Si vuole chiudere la bocca a un uomo con la schiena dritta, che sui temi del lavoro, dei diritti e della legalità rappresenterà una svolta per il Paese. Il salto di qualità delle minacce è un segnale inquietante e che va prontamente stigmatizzato. Ingroia non fermerà certo la sua battaglia e noi saremo al suo fianco". Gli hanno fatto eco anche Antonio Di Pietro ("Piena solidarietà ad Antonio Ingroia, vittima di un'intimidazione mafiosa e fascista") e Paolo Ferrero ("Tutta la mia solidarietà e quella di Rifondazione comunista ad Antonio Ingroia per le vergognose minacce ricevute. Non fermeranno la nostra Rivoluzione civile con questi atti indegni e vili. Si faccia piena luce sull'accaduto").

Curiosamente Angelino Alfano, segretario del Pdl, ha invece attaccato Ingroia: "Non si e' mai visto in nessun Paese del mondo che tre pm fondino un partito e candidino un giornalista che scriveva delle loro inchieste. Solo qua da noi". La giornalista in questione è Sandra Amurri, de Il Fatto Quotidiano, che ha subito replicato: "Per una giornalista abituata a svolgere il proprio dovere, con la schiena dritta, per smascherare una politica corrotta e collusa con la mafia è scontato avere rapporti con un pm che ha sacrificato anche la sua vita privata per liberare il Paese dalla morsa della criminalità organizzata. Un pm che si è speso in prima persona per dare un nome e un volto agli uomini dello Stato che hanno trattato con Cosa Nostra, negandoci così il diritto di poter continuare a contare su due magistrati come Giovanni Falcone, ucciso a Capaci con la moglie Francesca Morvillo e la scorta, e Paolo Borsellino ucciso con la scorta in via D'Amelio".

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