Infermiera di Piombino, Riesame motiva scarcerazione: “Indizi privi di concordanza”
Smontata pezzo per pezzo l'accusa che ha portato all'arresto e alla carcerazione di Fausta Bonino, l'infermiera di Piombino che, secondo la Procura di Livorno, avrebbe ucciso 13 pazienti tra il 2014 e il 2015. Secondo il Tribunale del riesame di Firenze, gli elementi indiziari "non sono connotati da gravità, precisione e concordanza" tali da poter considerare abbastanza solide le tesi dell'accusa e giustificare quindi l'applicazione di misure cautelari nei confronti dell'indagata.
Due gli elementi chiave che hanno portato il tribunale del Riesame all'accoglimento della richiesta di scarcerazione di Fausta Bonino: "Dalle intercettazioni traspare a momenti un senso di impotenza, la sensazione di accerchiamento, la rabbia per essere stata sacrificata dalle colleghe e comunque non sono in alcun modo rilevanti posto che la Bonino era consapevole di essere intercettata", spiegano i giudici nell'ordinanza, sottolineando che le reazioni della donna fossero comprensibili sfoghi, perché la Bonino era a conoscenza di essere intercettata dagli inquirenti titolari dell'inchiesta.
Inoltre, secondo il tribunale di Firenze, non esiste alcuna certezza riguardo il momento preciso in cui sarebbe stata somministrata l'eparina, ovvero il farmaco che, provocando effetti scoagulanti, avrebbe provocato la morte dei tredici pazienti al centro dell'inchiesta della Procura di Livorno. Senza questo elemento, infatti, non sarebbe possibile individuare il presunto colpevole tra il personale in forza all'ospedale di Piombino, tanto meno restringere il campo alla sola Bonino. "Appare evidente al collegio che la complessità delle questioni scientifiche sottese richiede necessariamente l'espletamento di una consulenza tecnica che tra l'altro risulta essere già stata disposta", sottolineano i giudici del Riesame, motivando così l'accoglimento della richiesta di scarcerazione di Fausta Bonino.