Inedite stravaganze di Ontani al museo Andersen. Il curatore Luca Lo Pinto ci racconta AnderSennoSogno
Luigi Ontani è un artista che non lascia indifferenti. La sua mostra nella Casa-Museo Andersen ne è un’ulteriore prova. Sin dagli anni ’70, Ontani, sottraendosi continuamente a possibili categorizzazioni artistiche, ha sorpreso il pubblico con i suoi eccessi, le sue meditazioni, le sue immagini scabrose e coltissime.
In quella che fu la casa dello scultore e pittore Hendrik Christian Andersen, oggi museo satellite della Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, è allestita, fino al 24 febbraio, una speciale mostra di Luigi Ontani, dal titolo AnderSennoSogno. La Casa-Museo dell’artista norvegese, naturalizzato statunitense, che visse a Roma nella prima metà del ‘900, conserva le grandiose opere scultoree, pittoriche o grafiche di Andersen, collegate all’utopico progetto di un “Centro Mondiale per la Comunicazione”. Tale luogo, eccentrico e raffinato, situato a pochi passi da Piazza del Popolo, è sempre stato caro ad Ontani e in questa occasione si è rivelato ambientazione perfetta per la presentazione delle sue opere.
Abbiamo intervistato Luca Lo Pinto, che ha curato AnderSennoSogno e selezionato insieme all’artista le opere da esporre in questa “coreografia in tre passi”: nella sala dei gessi, quello che era lo studio di Andersen, sono presentate per la prima volta tutte insieme le maschere musicali prodotte a Bali, in un allestimento a dir poco sbalorditivo, corredato da un intervento musicale di Charlemagne Palestine, uno dei maggiori esponenti della musica d’avanguardia degli anni ’70; nella Galleria, sala di rappresentanza dell’artista norvegese, tra i giganteschi gruppi scultorei in bronzo, si possono ammirare “LeonarDio”, scultura in ceramica rappresentante un’ibrida figura di fantasia dal volto di Ontani stesso, e “Beatibis”, costume di seta realizzato per un tableau vivant nel 1989.
Al piano di sopra della palazzina novecentesca, nelle stanze di quella che era l’abitazione di Andersen, si ha modo di scoprire un Ontani insolito e inedito, attraverso opere degli anni ’60 e ’70 mai presentate al pubblico neanche all’epoca: disegni, fotografie, oggetti di cartone ondulato, opere fatte con elastici o con gessetti colorati. E inoltre, più recenti fotografie lenticolari, documentazioni di azioni concettuali, gigantografie di tableaux vivants, sculture in ceramica. Si tratta di sorprendenti sperimentazioni che aiutano lo spettatore a comprendere il percorso vario, tortuoso e ramificato di Luigi Ontani, la sua capacità di praticare e sfidare le ricerche artistiche a lui contemporanee, la sua volontà di seguire sempre una strada altra, unica e personalissima.