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Indignados in piazza per l’anniversario del 15M – Foto e Video da Malaga

Ottanta città spagnole si riversano in piazza per festeggiare l’anniversario del 15M e per protestare contro le misure di austerity imposte dalla Troika. La contestazione si allarga ad altre 180 città, tra cui Londra, Tel Aviv, New York. Centinaia di migliaia i partecipanti, il movimento è più vivo che mai. Ventimila nelle strade di Malaga: la cronaca della giornata.
A cura di Anna Coluccino
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Gli Indignados che, il 15 maggio 2011, hanno dato vita alla lunga protesta che ha cavalcato e potenziato l'onda d'urto della Primavera Araba tornano in piazza. Nella giornata di ieri, centinaia di migliaia di persone si sono riversate nelle strade di tutta la Spagna per manifestare pacificamente contro il piano di austerity imposto al paese; piano che prevede ancora tagli a istruzione e sanità, privatizzazione dei beni comuni e – a dimostrazione di quanto il Potere tema il movimento – un modifica del codice penale che arriva a paragonare la pratica della resistenza passiva a un vero e proprio atto di aggressione nei confronti dell'autorità. Ecco perché, nella giornata di ieri, anche a Malaga si sono visti manifestanti in tunica che recavano un cartello con su scritto: "Oggi Gandhi sarebbe un terrorista". 

gandhi indignados malaga

Il premier Rajoy, duramente contestato e sbeffeggiato in tutte le piazze, sta applicando con grande diligenza la cura della Troika; cura che già non pare aver dato alcun frutto in paesi come la Grecia; cura che viene duramente contestata da diversi accademici e Premi Nobel ma che – ciononostante – molti sembrano considerare l'unica strada possibile. Non la pensano così gli indignati – alcuni dei quali preferiscono definirsi "furiosi" – che invece sono certi esista un'altra via: la via del non riconoscimento del debito delle banche, la via della rivoluzione popolare, la via del cambiamento dello stile di vita e della messa al bando della diseguaglianza sociale. Nel corso dell'ultimo anno la situazione in Spagna si è ulteriormente aggravata, con una disoccupazione che ha raggiunto il massimo storico del 24,4% e con picchi del 50% se si parla di disoccupazione giovanile. In questo scenario si innestano poi tagli al welfare che raggiungono i 30 miliardi di euro.

La protesta malagueña ha raccolto moltissime adesioni, adesioni trasversali e partecipative. Cori, cartelli, danze e grida hanno animato tutto il corteo cui, stranamente, è stato imposto un percorso tra le stradine del centro storico che hanno reso un po' macchinosa e frammentata la marcia. Ciononostante il risultato resta evidente: oltre ventitremila persone in piazza urlano contro l'abitudine a salvare le banche affamando i cittadini, contro la continua e apparentemente inarrestabile emorragia di diritti cui tutti i paesi d'Europa sembrano essere condannati. Come se il piano di BCE, UE e FMI non avesse nessuna alternativa possibile. Ebbene, sembrano urlare dalla piazza di Malaga, se loro non sanno immaginare un'alternativa, ai cittadini comuni ne vengono in mente milioni. "Un oceano infinito di persone si è mobilitato in tutto il mondo chiedendo un cambiamento reale, ma nessuno dei potenti della terra sembra voler spostare di un millimetro le proprie intenzioni, eppure sono convinta che se continuiamo a premere, se ci uniamo saranno costretti ad ascoltare" così Paula, aspirante insegnante in attesa di un concorso che tarda ad arrivare, commenta la giornata di ieri a Malaga.

se lotti puoi perdere malaga 12m

Una giornata che si è mossa al ritmo di slogan scanditi con placida lapidarieità: dal classico "El pueblo unido jamás será vencido" (Il popolo unico non sarà mai sconfitto) al più peculiare "Con este sistema vamos de culo" (Con questo sistema va tutto in vacca), ma i cori simbolo della giornata sono – senza alcun dubbio – "Es una estafa, no es una crisì" (È una truffa, non è una crisi) e "La llaman democrátia y no lo es, es una dictatura e ya se vé" (La chiamano democrazia e non lo è, è una dittatura e già si vede). Non sono mancati moti estemporanei, determinati dal percorso imposto dalla prefettura che, ad un certo punto, ha previsto il passaggio per la stradina che corre parallela al lato ovest della bellissima cattedrale di Malaga. Durante la marcia, il corteo ha cominciato a intonare cori anti-casta come: "Che la chiesa paghi le tasse".

Al termine del corteo, c'è stato un piccolo momento di impasse. In teoria il serpentone, seguito a distanza da una manciata di poliziotti (la maggior parte delle forze di polizia erano state dislocate a Madrid e Barcellona), avrebbe dovuto sciogliersi lì dove aveva cominciato la marcia, a Plaza de la Merced, ma i manifestanti hanno deciso di contravvenire gli ordini della questura e del ministero degli Interni – che imponevano il divieto di accampare – e si sono seduti in piazza per ascoltare gli interventi dei portavoce delle varie anime del movimento e per lasciare il microfono aperto alle parole della piazza. La gioia dell'assemblea era palpabile, le parole raccontavano del desiderio di unità, dello sforzo che si è fatto per applicare in ogni singolo gruppo i principi di democrazia reale e condivisione che si vorrebbero veder rispettati dal mondo intero, della voglia di non fermarsi, di continuare la lotta. Hanno parlato in molti, dai portavoce del movimento Indigandos di Marbella a un militante saharawi, dal rappresentante del Movimento Operaio a un comico locale. Tanti gli applausi, imponente la partecipazione.

La polizia non ha impedito l'assembramento né ha sgomberato la manciata di manifestanti che è rimasta in piazza per il resto della serata (serata che tra l'altro coincideva con la prima Notte Bianca di Malaga) e per oggi sono previsti nuovi eventi, incontri, dibattiti. Se tutto va come da programma, Plaza de la Merced sarà luogo di rinascita del movimento malagueño per i prossimi tre giorni, ma il rischio di uno sgombero resta alto. Basta guardare l'esempio madrileno dove, nella notte, la polizia ha sgomberato i trentamila accampati arrestando diciotto persone. Il governo, insomma, non vede di buon occhio gli Indignados e, cosciente di quanti spagnoli dovrà ancora sacrificare sull'altare del neoliberismo, intende fare tutto il possibile per spezzare le gambe ai manifestanti trovando la maniera di demotivarli e impedirne la libera espressione. Quel che è certo è che le piazze spagnole non si faranno zittire tanto facilmente, hanno più volte dimostrato di avere i numeri e la forza necessaria a resistere e lottare. Se questa resistenza si trasformerà in un processo rivoluzionario capace di realizzare la tanto invocata democrazia reale dipenderà dai popoli, dal loro livello di coscienza e dalla capacità di immaginare soluzioni altre. Siamo chiaramente davanti a un momento di possibile evoluzione della civiltà umana, perché si faccia il tanto agognato passo avanti, occorre coordinarsi e avanzare: insieme.

Assemblea di fine corteo a Plaza de la Merced, Malaga


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