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India, responsabili stupro formalmente accusati. Rischiano la pena di morte

La polizia indiana ha presentato le accuse di stupro e di omicidio per 5 accusati della violenza sessuale su una giovane poi morta per le lesioni. Il processo sarà a porte chiuse, l’associazione degli avvocati indiani non intende assumere la difesa dei presunti stupratori.
A cura di Susanna Picone
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La polizia indiana ha presentato le accuse di stupro e di omicidio per 5 accusati della violenza sessuale su una giovane poi morta per le lesioni. Il processo sarà a porte chiuse, l’associazione degli avvocati indiani non intende assumere la difesa dei presunti stupratori.

Lo scorso 16 dicembre a New Delhi una ragazza è stata vittima di un episodio di violenza tale da scatenare delle proteste che continuano ancora oggi nel Paese. La giovane è stata sequestrata su un autobus insieme al fidanzato, è stata stuprata da sei persone e poi gettata via dal mezzo in corsa. Per giorni ha combattuto in ospedale, ma le lesioni erano troppo profonde e la donna si è spenta a Singapore dopo una lenta agonia. Ora i sei presunti responsabili della violenza dovranno rispondere di quanto commesso: per cinque di loro sono state presentate formalmente le accuse di sequestro, stupro e di omicidio al tribunale di Saket. La polizia ha fatto sapere di voler chiedere per loro la pena di morte (e sono in tanti che in India chiedono la pena capitale per gli stupri).

Al vaglio la posizione di un sesto sospettato, forse minorenne – Queste cinque persone, di età compresa tra i 19 e i 35 anni e di cui è stata resa nota l’identità, saranno dunque processate, a partire dal 5 gennaio, in un tribunale ordinario mentre un sesto uomo sospettato dovrebbe essere giudicato da un tribunale minorile in quanto sarebbe minorenne. In tal caso rischierebbe al massimo una pena a tre anni in riformatorio. Per i cinque giudicati dal tribunale ordinario il pubblico ministero Rajiv Mohan ha chiesto che il processo sia a porte chiuse: al tribunale l’accusa avrebbe presentato un documento di oltre mille pagine in cui trenta persone sarebbero elencate come testimoni della violenza sull’autobus e inoltre, tra le dichiarazioni raccolte, ci sarebbero anche quelle registrate dalla vittima prima di morire.

La protesta delle avvocatesse che chiedono giustizia per le donne – E, mentre in India non si placano le proteste per quanto quotidianamente accade (il caso della giovane stuprata e uccisa sull’autobus non è, purtroppo, l’unico esempio di ciò che avviene nel Paese), anche l’associazione degli avvocati ha fatto sapere di non voler assumere la difesa di queste persone che si sarebbero macchiate di tale delitto. È attesa, dunque, la nomina d’ufficio da parte del tribunale. Dinanzi al tribunale di New Delhi, mentre era in corso l’udienza, l’ennesima protesta è stata proprio quella di una cinquantina di avvocatesse che con slogan e cartelli chiedevano cambiamenti radicali al sistema giudiziario per tutelare le donne vittime di violenza.

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