India, in aula i cinque stupratori dell’autobus: il processo a porte chiuse
Dopo che, nei giorni scorsi, cinque dei sei sospettati dell’aggressione sessuale ai danni di una 23enne sono stati formalmente incriminati, è iniziato oggi il processo nei loro confronti. Un processo che si svolgerà a porte chiuse, senza giornalisti né pubblico, dato che la vicenda è estremamente delicata. I cinque sospettati sono comparsi per la prima volta in aula davanti alla Corte Distrettuale di Saket, nel settore sud della capitale indiana e sono stati accusati di molteplici reati: omicidio volontario (la vittima di stupro è morta dopo settimane dall'aggressione), violenza carnale, sequestro di persona, rapina, associazione per delinquere, tentata distruzione di prove. Reati gravi che potrebbero costargli anche la condanna a morte tramite impiccagione. “Destino” diverso per il sesto sospettato di stupro: è minorenne e sarà giudicato da un altro tribunale. Due degli imputati, da quanto si apprende, hanno già presentato richiesta di essere ammessi come “delatori”, qualifica che le leggi indiane ammettono. In questo modo i due si offrono di collaborare con gli inquirenti accusando i propri complici per poi ottenere uno sconto di pena.
La folla contro i cinque accusati dello stupro – Intanto, attorno all’edificio dove si svolge l’udienza, sono state allestite rigide misure di sicurezza dato che si teme per l’incolumità dei sospettati. La vicenda della studentessa stuprata sull’autobus – una storia terribile raccontata recentemente anche dal fidanzato della vittima che ha vissuto quell’orrore e che, mostrandosi in tv a volto scoperto, ha anche accusato la polizia di aver perso tempo – ha sconvolto e indignato l’intero Paese e ha dato luogo a molte manifestazioni. In tantissimi chiedono per gli stupratori la pena di morte e c’è anche chi ha tentato già di aggredirli direttamente. Pochi giorni fa, ad esempio, una persona è stata catturata mentre stava cercando di piazzare una bomba davanti alla casa di uno dei cinque. Anche per questo motivo le forze dell’ordine hanno pubblicamente assunto l’impegno di garantirne la sicurezza. Intanto, ai fini del processo, c’è la possibilità che i giudici della Corte di Saket rinvieranno il procedimento ad altra istanza di grado più elevato dichiarandosi incompetenti.