Incontro Siri-Conte, il premier: “Non mi lascio tirare la giacca, presto decisione sul caso”
Il premier Giuseppe Conte ha incontrato ieri sera Armando Siri, il sottosegretario ai Trasporti leghista indagato per corruzione. Le fonti governative che hanno confermato l'incontro non hanno voluto comunicare nulla sul suo esito, e Conte ha chiesto di portare pazienza, assicurando che convocherà una conferenza stampa non appena avrà preso una decisione sul caso e sulle eventuali dimissioni. "Non vorrei parlarne ogni giorno perché siamo nel pieno di un percorso e non è importante ogni singolo dettaglio", ha aggiunto il premier da Tunisi. "Capisco che la stampa stia cercando di tirare in alto e in basso, ma la mia giacca per quanto larga non si lascia tirare più di tanto".
Nelle ultime settimane il caso Siri ha diviso profondamente il governo: da una parte, il Movimento Cinque Stelle continua a chiedere le dimissioni del sottosegretario del Carroccio, mentre dall'altra la Lega ritiene necessario attendere tutte le verifiche giudizirie. Stefano Patuanelli, capogruppo dei Cinque Stelle al Senato, non ha dubbi: si tratta di una questione penale e spetta al potere giudiziario, non alla politica, leggerla e dimostrarla. Tuttavia, rimane convinto che il sottosegretario Siri dovrebbe dimettersi. Ai microfoni di Rai Radio1 Patuanelli ha dichiarato: "Io credo che debba mettersi da parte per un periodo e chiarire la sua posizione".
"Noi le dimissioni della Raggi non le abbiamo mai chieste"
"Noi le dimissioni del sindaco di Roma non le abbiamo mai chieste per l'inchiesta", ha puntualizzato Massimiliano Fedriga, presidente del Friuli Venezia Giulia ed esponente del Carroccio. "Abbiamo molti dubbi su come sta governando la città. Questo penso sia sotto gli occhi di tutti, dei romani in primis. Cosa sarebbe successo a Virginia Raggi se qualcuno avesse chiesto le dimissioni per un'indagine dalla quale è oltretutto uscita? Sarebbe caduto, senza alcun senso, un Comune". Fedriga ha anche affermato la necesittà di comportarsi allo stesso modo con gli affiliati del proprio partito e con gli altri colleghi politici: "Non vorrei si passasse a due pesi e due misure, dove un'indagine sul sindaco di Roma durata due anni comporta la permanenza del sindaco di Roma e un'indagine di qualche giorno sul sottosegretario Armando Siri comporta le dimissioni di Siri". Il presidente del FVG ha poi aggiunto di augurarsi che un cittadino venga ritenuto colpevole solo in seguito ad una condanna di colpevolezza, "altrimenti ho paura che qualsiasi avviso di garanzia possa tramutarsi in un allontanamento da una posizione di rappresentanza che ha e mi sembrerebbe lontano dal volere dei cittadini".
Dello stesso parere il governatore della Liguria, Giovanni Toti, di Forza Italia, che ha chiamato ad un senso di responsabilità collettivo: " Se Armando Siri è sicuro di non aver fatto nulla di male, come io auspico per lui, si guardi allo specchio e deve rimanere dov'è perché la politica ovviamente ha il compito di amministrare le cose dei cittadini e la magistratura di scoprire i colpevoli. Un avviso di garanzia non produce un colpevole in nessun ordinamento del mondo, men che meno in quella italiane". Toti ha poi sottolineato come ogni cittadino della Repubblica sottoposto a processo sia considerato innocente fino al terzo grado di giudizio passato in giudicato.
Una decisione in serata
In serata è previsto un incontro tra ,Conte, Di Maio e Salvini, per cui anche i vicepremier voleranno a Tunisi. Sono vari i temi che saranno trattati al vertice, dalla questione immigrazione ai rapporti energetici ed economici fra Italia e Tunisia, toccando anche le nomine di Bankitalia, il decreto crescita e il problema delle autonomie. Con ogni probabilità si discuterà anche il caso Siri e il futuro politico del sottosegretario potrebbe essere definito una volta per tutte.
In ogni caso, sarà un incontro carico di tensioni secondo Anna Maria Bernini, presidente dei senatori di FI, che ha dichiarato: "Stasera il Cdm dovrebbe risolvere il caso Siri su cui Lega e Cinque Stelle hanno posizioni opposte. La maggioranza è in un vicolo cieco, e Di Maio che anche stamani ha ripetuto che il governo andrà avanti per altri quattro anni è un temerario che ha perso la nozione del tempo, perché in questo caos sono troppi anche quattro mesi, anche quattro giorni, anche quattro ore".