Inchiesta Sanità, dopo gli arresti arrivano i sequestri per oltre 50 milioni
Sequestri di beni immobili e quote di società italiane ed estere per un valore di oltre 50 milioni di euro (53.278.000). Ad effettuarli la Polizia giudiziaria della Procura di Milano nell’ambito dell’inchiesta sulla Fondazione Maugeri, quella in cui risulterebbe indagato anche il Governatore Roberto Formigoni. La vicenda è una costola dell'inchiesta sul dissesto del San Raffaele. I beni sono stati sequestrati alle cinque persone arrestate lo scorso aprile tra cui il faccendiere Pierangelo Daccò che avrebbe pagato, per anni, alcune vacanze allo stesso Presidente dell'aula del Pirellone.
In particolare, tra i beni sequestrati figurano anche ville, hotel e l'Amerika-London, la lussuosa imbarcazione di proprietà di Daccò prestata a Formigoni per le sue vacanze. Sono stati messi i "sigilli" anche a circa 1.000 bottiglie di vini pregiati di proprietà del faccendiere, per un valore di circa 300mila euro. Sotto sequestro sono finiti pure i beni di Umberto Maugeri (un'abitazione in via Visconti di Modrone a Milano e una casa ad Angera, in provincia di Varese, oltre ad un'auto Mitsubishi), dell'ex assessore democristiano degli Anni 90, Antonio Simone (16 conti correnti e le quote della società Fraca srl) e dell'ex direttore generale della Maugeri, Costantino Passerino (quote di due società, azioni per poco meno di un milione, due case a Milano, una Bmw 320 e una Jaguar S-type).
L'inchiesta Maugeri ipotizza l'esistenza di un'associazione per delinquere transnazionale finalizzata a reati tra cui il riciclaggio, l'appropriazione indebita pluriaggravata, la frode fiscale, l'emissione di fatture per operazioni inesistenti. Episodi che vanno dal 2004 al 2011. La cifra di presunte distrazioni finora ricostruita è di 70 milioni di euro. "L'attività investigativa – si legge, inoltre, in un comunicato diramato dalla Questura in merito al sequestro di beni – ha consentito la ricostruzione dei flussi finanziari illecitamente sottratti alla Fondazione Maugeri e transitati nella rete di conti correnti e società estere costituiti anche in Paesi off-shore". Da qui la decisione del sequestro preventivo "del profitto dei reati contestati anche ‘per equivalente' laddove non sia possibile reperire le somme direttamente pertinenti il reato".