Inchiesta Mose. Ok della Giunta all’arresto di Galan
La giunta per le autorizzazioni ha votato a favore della richiesta di custodia cautelare in carcere per Giancarlo Galan, con 16 voti a favore e 3 contrari, nell’ambito dell’inchiesta sulle tangenti del Mose. Ora l’ultima parola spetta alla Camera. Scongiurato il rinvio: “Abbiamo chiesto e avuto già una proroga” dei 30 giorni per esprimere un parere sulla richiesta di arresto nei confronti dell’esponente di Forza Italia, “non possiamo chiederne due”, ha spiegato il presidente dell’organo, Ignazio La Russa. Intanto Galan continua a difendersi dalle accuse: “Mi si è voluto negare il diritto di interloquire con l’autorità giudiziaria e di difendermi – scrive Galan in un’ulteriore memoria depositata alla Giunta – essendomi stata preclusa la possibilità di conoscere, secondo la tempistica prevista dal codice di rito, le accuse elevate a mio carico”. Un dato che “credo confermi ulteriormente il fumus persecutionis manifestatosi nei miei confronti”.
L'inchiesta Mose e le accuse contro Galan
A carico di Gianfranco Galan, sarebbero emerse delle intercettazioni ambientali che gli attribuiscono fondi non ben precisati portati all'estero. Lo ha reso noto, davanti ai giudici del riesame, il pm Stefano Ancillotto che con i colleghi Paola Tonini e Stefano Buccini segue l'inchiesta. Nell'incartamento dell'inchiesta si parla di "cospicue operazioni commerciali nel Sud Est asiatico" nell'ordine di 50 milioni di dollari, trovate in documenti in possesso del ‘prestanome' Paolo Venuti, per le quali emergerebbe "la riconducibilità alla famiglia Galan". Il caso Mose, fra carcere e domiciliari, lo scorso mese portato all'arresto di 35 persone e a un centinaio di indagati nell'inchiesta su presunte tangenti e false fatture legate agli appalti. Tra gli arrestati il sindaco Orsoni, l'assessore regionale Chisso, l'ad di Palladio Finanziaria, Meneguzzo, e l'ex consulente dell'ex ministro Tremonti. Marco Milanese.