Inchiesta appalti Consip, spunta il nome del Comandante dei carabinieri: “Fuga di notizie”
Potrebbe esserci anche il nome del comandante generale dell'Arma dei Carabinieri Tullio Del Sette nei fascicoli dell'inchiesta sugli appalti Consip, la centrale unica per gli acquisti degli enti pubblici, condotta dai pm della Procura della Repubblica di Napoli Henry John Woodcock, Enrica Parascandolo e Celeste Carrano. A rivelare l'incredibile sviluppo dell'indagine che vede indagati l’imprenditore Alfredo Romeo e il dirigente pubblico della Consip, Marco Gasparri, è il Fatto Quotidiano secondo il quale il nome del generale sarebbe stato pronunciato da alcuni degli indagati in relazione a presunte rivelazioni sull'inchiesta in corso. Nel dettaglio, secondo il quotidiano, tutto sarebbe nato da una mossa a sorpresa di Luigi Marroni, l'amministratore delegato di Consip, che nelle scorse settimane avrebbe incaricato una società privata di effettuare la bonifica degli uffici per eliminare eventuali microspie, comprese quelle messe dai pm.
Per questo l'amministratore sarebbe stato convocato e ascoltato in Procura dove, messo alle strette, avrebbe spiegato di essere stato avvertito delle indagini dal presidente della Consip Luigi Ferrara a sua volta messo in guardia dal Comandante generale dei Carabinieri Tullio Del Sette. Ascoltato anche lui, Ferrara avrebbe confermato il dialogo col generale parlando però di un semplice avvertimento da parte del militare sugli imprenditori da frequentare. Una circostanza che sarebbe stata confermata da Ferrara anche direttamente al Fatto: "Del Sette mi disse di stare attento agli incontri che facevo con gli imprenditori e in particolare con Alfredo Romeo e io riferii la cosa all’amministratore delegato Marroni per consigliare anche a lui le migliori regole di ingaggio per gli imprenditori, ma non ricordo ora di avere parlato di Romeo”.
Un avvertimento che, anche se confermato, avrebbe dovuto far scattare al massimo una precauzione sugli incontri e non una bonifica degli uffici. Sempre secondo il quotidiano, sta di fatto che la fuga di notizie avrebbe danneggiato l’indagine in un momento molto delicato e cioè quando è spuntato il nome di Tiziano Renzi, papà dell’ex premier, che non è indagato. Nell'inchiesta infatti sarebbe coinvolto un imprenditore di Scandicci, amico di Tiziano Renzi e in ottimi rapporti anche con l'imprenditore Alfredo Romeo, il cui ruolo però sarebbe ancora tutto da chiarire. Ovviamente, viste anche le diverse versioni dei fatti, le accuse al generale sono tutte da verificare. Secondo la rivelazione del giornale, gli atti comunque nel prossime ore dovrebbero essere trasferiti alla Procura di Roma, competente in merito, che dovrà decidere se ipotizzare reati a carico del generale.