In Siria i morti sono già oltre 4.000, lo riferiscono le Nazioni Unite
Il bilancio delle vittime in Siria nel corso di questi otto mesi di proteste è salito a ben oltre «4.000 morti». L'allarme è stato lanciato dall'Alto Commissario Onu per i diritti umani, Navi Pillay. Numeri che si intonano terribilmente con quelli denunciati dall'inchiesta delle stesse Nazioni Unite che lunedì hanno accusato il governo di Damasco di aver commesso crimini contro l'umanità, affermando che 256 bambini erano stati uccisi da quando sono cominciati disordini contro il regime del presidente Bashar al-Assad. Meno di un mese fa , il 9 novembre, l'Onu aveva asserito che il bilancio delle vittime era di 3.500. Ma negli ultime settimane gli scontri in Siria si sono fatti sempre più aspri, e le conseguenze sono state atroci.
La continua e spietata repressione da parte delle autorità siriane, se non viene fermata, può condurre il paese verso una vera e propria guerra civile. Alla luce del fallimento manifesto delle autorità siriane nel proteggere i cittadini, la comunità internazionale deve agire con urgenza e con misure efficaci per proteggere la popolazione.
«Abbiamo portato la cifra a 4.000, ma le realtà fonti attendibili che giungono a noi ci spingono a dire che il numero che è molto più alto di questo», ha dichiarato Pillay in una conferenza stampa a Ginevra.
Nel documento redatto dalla Commissione ONU emergono fatti raccapriccianti: abusi sessuali, torture a bambini, atti disumani, esecuzioni sommarie, arresti arbitrari. C'è da dire che, secondo testimoni, le violenze in Siria proseguono indisturbate. Alcuni testimoni citati dall'Osservatorio siriano per i diritti dell'Uomo (Osdh), riferiscono che la situazione è molto calda a Talkalakh, città al confine con il Libano. Segnalate sparatorie sin dalle prime ore del giorno, con decine di feriti. Proteste anche nella provincia di Idlib, vicino alla Turchia.
Sanzioni verso Siria ed Iran
Nel frattempo si aggravano le sanzioni dell'UE contro Iran e Siria. I ministri degli Esteri di Bruxelles hanno infatti dato l'ok a nuove misure restrittive contro i regimi dei due Paesi. Teheran è accusata di aver sostenuto la repressione in Siria. William Hague, ministro degli Esteri britannico ha dichiarato: «C'è un legame tra ciò che sta accadendo in Siria e quanto sta accadendo in Iran. Il governo iraniano ha dato assistenza al regime di Assad nel tentativo di reprimere le proteste».
A ciò si aggiungano le sanzioni già confermate contro l'inquietante piano di sviluppo atomico del regime di Ahmadinejad: le nuovo misure hanno l'obiettivo di indebolire il sistema economico, quello dei trasporti e il settore energetico, oltre a bloccare le risorse finanziarie stanziate nelle banche europee di 180 tra società e privati iraniani.
Non è tutto. A C'è pure la condanna per l'assalto all'Ambasciata inglese a Teheran e la decisione italiana, annunciata dal ministro degli affari esteri Giulio Terzi di Sant'Agata, di ritirare l'ambasciatore «per consultazioni». Secondo il Ministro l'atteggiamento di Teheran comprova una «grave mancanza di trasparenza e cooperazione da parte del Paese. Ma un'opzione militare sarebbe devastante: servono invece forme più severe sul fronte delle misure economiche […] Teheran deve capire che rischia l'isolamento».