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In Puglia reddito di dignità, il presidente Emiliano sfida Renzi e litiga con i grillini

Emiliano sfida il veto renziano sul reddito di cittadinanza e la sua Giunta dice sì a questa misura che ora dovrà essere votata dal Consiglio. Ma scoppia subito la rissa anche con il Movimento 5 Stelle, che lo accusa di distogliere fondi ad altre categorie.
A cura di Gaia Bozza
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“La nostra proposta non ha nulla di straordinario, ma è un incentivo ai pugliesi per darsi una mano, un gesto di solidarietà ma non un regalo”. È così che spiega lo spirito del reddito di dignità il presidente della Regione Puglia, Michele Emiliano. Il provvedimento potrebbe diventare legge entro la prossima primavera: un sussidio da 600 euro al mese per chi è a rischio povertà per un anno, ma prolungabile. Emiliano sfida così il veto renziano sul reddito di cittadinanza e la sua Giunta dice sì a questa misura che ora dovrà essere votata dal Consiglio. Ma scoppia subito la rissa anche con il Movimento 5 Stelle, che lo accusa di distogliere fondi ad altre categorie, come i disabili: “Non conoscono il welfare regionale – ribatte a Fanpage.it – Si tratta di fondi destinati a questi fini; il Fondo sociale europeo consente di investire danaro sulla riqualificazione professionale delle persone. È un sistema che esiste già in Friuli e non capisco perché quando qualcosa la faccio io c'è nervosismo, quando le fanno altri va tutto bene”.

Come funziona il reddito di dignità

“Si tratta di una serie di misure – spiega Emiliano – che mirano a tutelare i nuclei familiari in situazioni che rischiano di scivolare sotto la soglia di povertà. Sono attività per la riqualificazione professionale e per il sostegno al reddito che le Regioni già compiono ma spesso in maniera scoordinata, duplicando interventi e lasciando scoperte fasce di popolazione”. La misura funziona così: fino a 600 euro al mese per un anno ai nuclei familiari che non superano i 3mila euro l'anno di entrate in cambio della sottoscrizione di un patto per la riqualificazione professionale e prestazioni come l'assistenza agli anziani o la custodia di beni pubblici. Il presidente della Regione Puglia la definisce “una banca del tempo”. La misura costerà 350 milioni di euro, 70 milioni ogni anno per cinque anni. La platea è grande, 20mila famiglie.

Chi resta fuori dal reddito di dignità

Il reddito di dignità non è però un reddito di cittadinanza. Sono esclusi lavoratori precari, i disoccupati e chi ha una pensione o chi ha altri redditi sopra la soglia di povertà. “Il precariato è una piaga che non possiamo risolvere noi delle regioni – risponde Emiliano – perché non ne abbiamo la competenza. Possiamo spingere le aziende che devono beneficiare di bandi europei come facciamo da tempo a presentare un organico con persone assunte a tempo indeterminato piuttosto che con contratti precari”.

Le polemiche sul reddito di dignità

Renzi, poco più di un mese fa, aveva chiuso la porta a reddito di cittadinanza e simili, mentre Emiliano pensa di sottoporre il progetto all'Inps e al suo presidente Tito Boeri, che aveva lanciato una proposta stracciata dal governo per il sostegno economico degli over 55. Ma anche il Movimento 5 Stelle, che ha come cavallo di battaglia il reddito di cittadinanza, ha attaccato il governatore sulla questione affermando che per finanziare questa misura saranno tolti fondi ad altre categorie come i disabili: “Non conoscono il welfare regionale – ribatte Emiliano – I fondi sono destinati a questi fini, il Fondo sociale europeo consente di investire denaro sulla riqualificazione delle persone. È un sistema che già esiste in Friuli e non capisco perché quando qualcosa la faccio io, c'è nervosismo; quando le fanno altri, va tutto bene”.

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