In liquidazione il Teatro dell’Opera di Roma
Il Teatro dell'Opera di Roma rischia di chiudere. A renderlo noto, all'indomani dell'incontro con i sindacati, è stato il sovrintendente Carlo Fuortes. L'ennesimo appuntamento con i rappresentanti dei lavoratori – in particolare CGIL e Fials, che domani sciopereranno – non è andato a buon fine, così martedì all'ordine del giorno del consiglio di amministrazione ci sarà la liquidazione coatta del teatro. Fuortes spiega: "Il gioco al massacro di una minoranza, configura un futuro incerto per centinaia di lavoratori che si sono impegnati per il risanamento". La notizia della chiusura del teatro è stata commentata dal sindaco Ignazio Marino: "L’unica soluzione per proseguire verso il rilancio resta la liquidazione", ma è polemica perché si tratta di un caso più unico che raro di chiusura di un teatro lirico gestito dal pubblico e costretto ad abbassare la saracinesca. I due precedenti più noti sono accaduti all'estero: a Parigi e al Covent Garden di Londra.
La liquidazione del teatro porterà con sé grandi novità. Verrà formato un nuovo organigramma, poi sarà la volta della selezione della nuova orchestra e del nuovo coro: "La situazione paradossale – dice il sovrintendente – è che i conti sono sani, c’è un equilibrio di bilancio per il 2014, con 5 milioni di minori costi rispetto al 2013". Lo scorso anno il "rosso" fu superiore alle aspettative e pari a 12,7 milioni di euro, mentre il totale del deficit della passata gestione (conclusa con il licenziamento dell’ex sovrintendente) è di circa 33 milioni. Secondo la Legge Bray i teatri indebitati che chiedono sostegno allo Stato sono tenuti a presentare un piano di risanamento. Altrimenti non c’è altra strada che la liquidazione.