In Italia si vive più a lungo: aumenta l’aspettativa di vita, si andrà in pensione più tardi
Dopo settimane di indiscrezioni e relative polemiche riguardo il ritocco all'insù dell'età pensionabile che, stando a quanto previsto dalla legge Fornero emanata nel 2011, andrà agganciata all'aumento dell'aspettativa di vita, dunque dovrà subire un aumento. E stando a quanto certificato stamane dall'Istat, essendo l'aspettativa di vita cresciuta nel trennio 2014-2016, dal 2019 è molto probabile che i lavoratori potranno richiedere la pensione di vecchiaia solo al compimento del 67simo anno di età, esattamente 5 mesi in più rispetto agli attuali 66 anni e 7 mesi. Nel corso degli ultimi anni l'aspettativa di vita degli italiani è cresciuta, arrivando a toccare quota 82,8 anni di media e questo è il motivo principale per cui dovrà essere innalzata anche l'età pensionabile minima per accedere alle prestazioni previdenziali erogate dall'Inps.
Secondo quanto certificato dall'Istat, "per il totale dei residenti nel 2016 la speranza di vita alla nascita si attesta a 82,8 anni (+0,4 sul 2015, +0,2 sul 2014) e nei confronti del 2013 risulta essersi allungata di oltre sette mesi. L’aumento interessa ogni classe di età. A 65 anni arriva a 20,7 anni per il totale dei residenti, allungandosi di cinque mesi rispetto a quella registrata nel 2013. A tale età la prospettiva di vita ulteriore presenta una differenza meno marcata tra uomini e donne (rispettivamente 19,1 e 22,3 anni) che alla nascita".
Nonostante le prosteste di alcuni esponenti parlamentari, l'ex ministro del Lavoro Cesare Damiano in primis, e dei sindacati, che per mesi hanno chiesto all'esecutivo il blocco del meccanismo, dunque, nel 2019 l'età pensionabile potrebbe aumentare a 67 anni, così come sancito dalla legge, che prevede che il governo provveda ad adeguare ogni 3 anni – due dal 2019 – l'età per le pensioni di vecchiaia sulla base delle indicazioni fornite dall'Istat.
Oltre all'aumento dell'aspettativa di vita, l'Istat nel 2016 ha registrato oltre 615 mila decessi tra i cittadini residenti, 32 mila in meno del 2015 (-5%). In rapporto al numero di residenti, nel 2016 sono deceduti 10,1 individui ogni mille abitanti, contro i 10,7 del 2015. La riduzione nel numero di morti risulta territorialmente omogenea, pur risultando più ampia nel Nord-ovest (-5,6%) e nel Sud (-5,7%).