Immunità parlamentare, il Partito Democratico si schiera contro la reintroduzione
Il Partito Democratico è compatto contro la reintroduzione dell'immunità parlamentare prospettata dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, per salvarsi dai numerosi processi che lo attendono dopo la bocciatura del Lodo Alfano e del Legittimo Impedimento da parte della Corte Costituzionale. A partire dal Caso Ruby, passando per Mediatrade, per arrivare alle intercettazioni di Trani per bloccare Annozero, sono cinque i procedimenti che tengono col fiato sospeso il premier e contro i quali prospetta il ritorno all'immunità parlamentare per tutti deputati, senatori e ministri. Dario Franceschini, capogruppo del Pd alla Camera, ha espresso il deciso “no” del partito a questa iniziativa della Maggioranza: “Non esiste che per bloccare i processi di Berlusconi si dia l'immunità a lui e ad altri 944 parlamentari”.
Nessuna ambiguità da parte del Partito Democratico, che non appoggerà nessuna proposta di reintrodurre l'impunità per i membri del Parlamento. Nei giorni scorsi, era avanzata l'ipotesi che i democratici fossero favorevoli alla misura per mettere al riparo Silvio Berlusconi dai processi, soprattutto dopo le dichiarazioni di alcuni parlamentari come la Chiaromonte (Pd) che assieme a Compagna (Pdl) è al lavoro su un ddl costituzionale in tema. Chiaromonte ribadisce: “Non ho nessuna intenzione di ritirarlo, si tratta di un'iniziativa personale e trasversale. Poi se e quando dovesse andare in aula vedremo”. Frena Luciano Violante, secondo cui non ci sono le condizioni per l'approvazione di una misura simile e che invita ad attendere un cambiamento di clima.
Contraria alla reintroduzione dell'immunità parlamentare è anche l'Udc, che per voce di Savino Pezzotta, afferma: “Non posso essere complice di un percorso che mira solo a salvaguardare il Presidente del Consiglio. Il quale oggi ha un unico dovere: sottoporsi al giudizio come farebbe ogni cittadino normale”.