Ilva: via alle procedure di sequestro, ma la chiusura non sarà immediata
La settimana in corso sarà sicuramente decisiva per il futuro dell’Ilva di Taranto e dei lavoratori dello stabilimento che nei giorni scorsi hanno scioperato a oltranza – per poi concedere una tregua – e che hanno già promesso una nuova mobilitazione per giovedì prossimo, giornata non casuale perché servirà a tenere alta l’attenzione sulla vicenda che nelle ore immediatamente successive approderà al tribunale del Riesame. Oggi però sono formalmente iniziate le procedure di sequestro di sei aree dello stabilimento siderurgico: stamane i carabinieri del Nucleo Operativo Ecologico di Lecce hanno accompagnato i quattro custodi giudiziari nominati dal gip Patrizia Todisco.
Per ora la produzione non si ferma – L’inizio delle procedure tecniche “per il blocco delle specifiche lavorazioni e per lo spegnimento” non comporta, per ora, uno stop alla produzione, per quella sarà necessario del tempo data la complessità degli impianti dell’Ilva. Secondo quanto riporta Agi, è stato spiegato che “il provvedimento nei giorni scorsi era stato notificato ma non eseguito anche perché c’erano migliaia di lavoratori in strada e la città era bloccata”. Quella che è iniziata oggi è la fase dell’esecuzione che parte dall’esame di una serie di procedure tecniche molto complesse e particolari e che appunto, come confermato anche nei giorni scorsi dai magistrati, non comporta l’automatico spegnimento immediato degli impianti. In ogni caso la tensione tra i lavoratori resta alta e non si escludono delle nuove mobilitazioni.
Domani, intanto, inizieranno alle 11 gli interrogatori di garanzia delle persone sottoposte agli arresti domiciliari dal gip nell’ambito dell’inchiesta sul presunto inquinamento ambientale. Gli otto dirigenti ed ex dirigenti dell’Ilva sono accusati, a vario titolo, di diversi reati: dal disastro colposo e doloso all’avvelenamento di sostanze alimentari, dall’inquinamento atmosferico e allo sversamento di sostanze pericolose. Il Codacons, inoltre, ha presentato oggi alla Procura di Taranto la propria nomina di parte offesa in qualità di associazione ambientista, insieme a un esposto in cui si chiede di estendere le indagini anche nei confronti dei Ministri dell’ambiente e della salute che si sono succeduti negli anni e degli enti locali territorialmente competenti.