Ilva di Taranto, oggi il riesame decide sul sequestro.Tribunale blindato
Il giorno dopo le tensioni durante il corteo di Taranto, le porte del Palazzo di Giustizia della città pugliese si aprono per ospitare il l'udienza del Tribunale del riesame sui ricorsi presentati dall'Ilva per il sequestro di sei impianti dell'area a caldo e gli otto arresti per disastro ambientale disposti dal gip nei confronti di dirigenti ed ex dirigenti dell'acciaieria più grande d'Europa. La struttura è presidiata all'interno ed all'esterno da blindati e dalle forze dell'ordine; inibite al parcheggio sono le aree circostanti e l'accesso è autorizzato solo da un ingresso posteriore dopo identificazione. Le proteste di questi giorni da parte degli operai contro le decisioni della magistratura e i sigilli allo stabilimento siderurgico hanno costretto a tenere sotto sorveglianza il Tribunale sin dalla notte. Ad ogni modo, al momento non si registrano manifestazioni da parte di lavoratori, né di esponenti di Cobas o Centri sociali. Erano stati quest'ultimi a interrompere il comizio dei leader sindacali, ieri, in Piazza Vittoria.
Nel corso dell'udienza gli avvocati dell'Ilva dovrebbero depositare due perizie di parte, una chimica e l'altra epidemiologica, finalizzate ad ottenere il dissequestro degli impianti. Lo ha spiegato il presidente Bruno Ferrante: «Noi vogliamo fornire ai giudici del riesame un punto di vista diverso da quello che è stato sinora dato attraverso le perizie. Fino a questo momento non c’è stato dialogo con la Magistratura. Vogliamo spiegare ai giudici cosa l’azienda ha fatto in questi anni, e quanto ha investito per ridurre l’impatto ambientale». La decisione dei giudici dovrà essere depositata entro giovedì 9 agosto.
Contestualmente, il Governo sta lavorando a un decreto legge, da adottare oggi, per velocizzare gli interventi anti-inquinamento ed evitare la chiusura. Lo ha detto ieri sera il ministro dell'Ambiente, Corrado Clini, che già nei giorni scorsi si è speso a favore dell'Ilva, sottolineando come il problema ambientale sia evidente, ma le «contaminazioni sono derivanti da impianti che operavano nel rispetto delle leggi». Lo stesso ministro ha ammesso che «circa 20mila famiglie sono molto preoccupate per la chiusura degli impianti».