Il Trota alza lo scudo: La mia famiglia non ha preso niente
Rompe il silenzio anche Renzo Bossi. Dopo le giustificazioni a mò di salto mortale date dal padre sul caso Belsito, anche il Trota alza lo scudo nei confronti della propria famiglia investita dallo scandalo legato ai rimborsi elettorali del partito. Il primogenito del Senatùr si dice sereno, certo che non c'è nulla di vero in quel passaggio nelle carte dei pm “esborsi effettuati per esigenze personali di famigliari del leader della Lega Nord”. Quei soldi dalla Lega, lui non li ha mai utilizzati «né in campagna elettorale, né adesso da consigliere» dice Renzo, fiducioso che la giustizia farà il suo corso.
Lo stesso dicasi per papa Umberto e mamma Rosy Mauro, che secondo i giudici avrebbe goduto di una serie di svaghi che vanno dai viaggi agli alberghi e le cene pagate. «La mia famiglia di soldi non ne ha presi» dice il Trota, che in riferimento alla villa di Gemonio, ristrutturata all'insaputa del padre, afferma «deve finire ancora di pagare la ristrutturazione, perché i lavori sono stati fatti quando papà era ancora in ospedale» nel 2004. E va in difesa pure dell'artefice di tutto,«Non è che Belsito ha sempre fatto quello che voleva, perché è sempre stato controllato, quindi non ci sono bilanci opachi».
Nel frattempo gli inquirenti sempre sospettosi hanno interrogato pure la segretaria di Bossi. Daniela Cantamessa è stata sentita dal pm Napoli John Woodcock, come persona informata sui fatti. Contemporaneamente, i magistrati di Milano hanno inviato al presidente della Camera Gianfranco Fini un mandato di perquisizione per l'ufficio di Francesco Belsito, indagato per appropriazione indebita, finanziamento illecito ai partiti e truffa ai danni dello Stato. Sarà aperta la sua cassetta di sicurezza.