“Siamo pronti a cambiare le leggi sui diritti umani, se ciò fosse necessario nella lotta della nazione al terrorismo”. Con queste parole, pronunciate negli ultimi giorni di campagna elettorale, la premier britannica Theresa May ha lasciato intendere la possibilità di mettere in campo una serie di misure limitative delle libertà personali e dei diritti individuali, al fine di porre freno alla minaccia terroristica che affligge il Regno Unito. Tra le ipotesi, il cambiamento delle misure cautelari, la modifica dei tempi di carcerazione per i sospetti, la possibilità di “deportare” i sospetti terroristi, ma anche controlli più serrati sul web, intromissioni nella privacy individuale e limitazioni della libertà di movimento.
Le parole della May segnano una svolta nell’approccio della politica al problema terrorismo, e si inseriscono nel solco tracciato dal socialista Francois Hollande dopo gli attentati di Parigi. Nel proclamare lo Stato di emergenza, l’allora Presidente della Repubblica francese sostenne che “restringere temporaneamente le nostre libertà” fosse necessario per “ristabilire le nostre libertà in futuro”. In molti, anche in Italia, furono e sono della stessa opinione.
Una risposta diversa alle parole della May l’ha data Amnesty International, fornendo un punto di vista che ci sentiamo di sottoscrivere dalla prima all’ultima parola:
I commenti di Theresa May sono inopportuni e disinformati. Questo è esattamente il momento in cui i diritti umani devono essere protetti e difesi, non attaccati e minacciati. Non possiamo restare in silenzio quando si minaccia di strappare le leggi sui diritti umani. Diritti che servono a proteggere ognuno nella società – e questo è puro buonsenso. Chiunque vada al Governo dovrebbe garantire che i diritti umani siano protetti e divisi
E davvero ci sarebbe molto da dire anche sull'illusione della sicurezza, in nome della quale dovremmo sacrificare la nostra libertà e dignità. Ma non è nemmeno questo il nodo centrale. Il punto è che la protezione dei diritti non è affatto una debolezza nella lotta al terrorismo, ma ne è finanche la ragion d’essere. Proteggere i diritti di tutti significa riaffermare la legittimità culturale, ideologica, politica della nostra lotta al terrorismo. Proteggere e ampliare i diritti significa lottare contro le condizioni in cui prospera l’integralismo; significa immaginare una società aperta in cui nessuno si senta escluso, marginalizzato, ripudiato. È la precondizione per affrontare in maniera organica una questione che è tremendamente complessa, per ragioni storiche e culturali. Perché mai come in questo caso le risposte semplici e immediate degli sceriffi di turno non sono altro che parole vuote, o peggio, controproducenti.
Ma c’è un’altra ragione, che ci spinge a rigettare il modello proposto dalla May. Ed è quella sintetizzata perfettamente da un editoriale di Liberation, nel pieno della crisi francese:
Sono le democrazie ad aver vinto le guerre, come quelle contro le grandi tirannie del ventesimo secolo, in cui le dittature hanno perso la partita. La libertà non è una debolezza, anzi è proprio la libertà a sostenere il coraggio dei popoli. […] Le misure eccezionali di cui si parla sono conformi ai nostri princìpi? Per battersi ci vuole un ideale. Cominciare con l’intaccarlo significa indebolirsi già dall’inizio.