Di fronte alle polemiche e alle confuse notizie relative al riemergere del “problema sbarchi” sulle coste italiane, la politica aveva preso quella che sembrava essere la decisione migliore: una indagine conoscitiva, da condurre in tempi rapidi, affidata a un organo parlamentare, in modo da fare chiarezza, verificare fondatezza e consistenza di accuse di enorme gravità (e dunque tutelare il lavoro dei nostri militari impegnati nella zona).
La mole di lavoro e di documenti prodotta dalle audizioni in Commissione Difesa, in effetti, è elevata e utilissima a chiarire i contorni della questione. Le conclusioni cui giungono i parlamentari, invece, sono deludenti e per larga parte inattuabili. Per chi ha avuto modo di seguire i lavori della Commissione, il documento rappresenta null’altro che un compromesso al ribasso, che si preoccupa più di non turbare gli equilibri politici interni all’organo parlamentare stesso, che di fare chiarezza e sgombrare il campo da equivoci ed errori di interpretazione.
Semplifichiamo, tanto per provare a essere chiari: da una parte c’è il teorema – Zuccaro, in parte rinnegato dallo stesso procuratore di Catania, dall’altra decine di audizioni dei responsabili di tutti i soggetti attualmente operanti al largo della Libia. La Commissione ha incredibilmente trovato un equilibrio, con un documento finale che, nella sostanza, recepisce l’intero impianto del teorema Zuccaro e, in un contesto di evidente scetticismo circa l’operato delle ONG, produce proposte la cui applicabilità è stata sostanzialmente già messa in discussione dalle stesse autorità audite.
Cosa conclude il documento della Commissione sull'emergenza sbarchi
Le prime due parti del documento, approvato all'unanimità con la non partecipazione al voto del senatore grillino Cotti, sono molto utili, perché sono un riassunto dettagliato delle audizioni e circoscrivono con precisione il fenomeno migratorio dalla Libia verso le coste della Sicilia.
La terza parte, quella delle conclusioni e delle proposte è invece molto discutibile, proprio perché sembra davvero tenere poco conto di quanto emerso dalle stesse audizioni.
Nonostante qualche obiezione, la Commissione non può che prendere atto di un fatto: non vi sono indagini in corso a carico di organizzazioni non governative in quanto tali ma solo un'inchiesta della Procura di Trapani concernente, tra gli altri, singole persone impegnate nelle operazioni. Insomma, ripetiamo, allo stato non ci sono ONG indagate per rapporti con gli scafisti libici, dunque per favoreggiamento dell’immigrazione clandestina.
La complessità della situazione in mare aperto, restituita dalle audizioni dei nostri militari, è affrontata prima di tutto dal punto di vista giurisdizionale. Per evitare che la Guardia costiera italiana si faccia carico, di fatto, di tutte le operazioni di soccorso dei migranti a sud del nostro Paese, fino al limite delle acque territoriali libiche, la Commissione ritiene necessario procedere a 3 azioni prioritarie: chiedere ai libici di istituire un MRCC, ovvero un Maritime Rescue Coordination Centre, in modo da intervenire con la loro Guardia Costiera con maggiore frequenza e di occuparsi della loro area SAR; fare pressioni su Malta affinché si decida a occuparsi delle richieste di soccorso e, in ogni caso della propria area SAR; spingere la Tunisia a dare una mano nella zona di propria competenza.
La “regolamentazione” delle ONG è però ancora il cruccio maggiore dei nostri parlamentari. E solo dei nostri parlamentari, visto che le audizioni, escludendo quella di Zuccaro (e solo in parte), ci hanno raccontato un’altra realtà, fatta di collaborazione fattiva e continuata tra ONG, MRCC e GC, nella considerazione che, date le regole d’ingaggio delle operazioni internazionali, l’attività di search and rescue delle ONG è essenziale per evitare il drastico peggioramento del bilancio di vittime e dispersi.
Leggendo il documento finale si capisce il clima di criminalizzazione e colpevolizzazione delle ONG che ha imperversato nel corso dell'indagine conoscitiva. Non potendo scrivere una sentenza di colpevolezza, in pratica, si è deciso di "dare dei consigli" e delle "raccomandazioni" che raccolgono in pieno un teorema mai dimostrato. Malgrado Marina e Guardia Costiera abbiano confermato il ruolo decisivo e necessario delle ONG, malgrado i procuratori di Siracusa e Trapani non abbiano mai messo in dubbio la correttezza dell'operato della stragrande maggioranza delle ONG, verrebbe da aggiungere.
La Commissione stabilisce prima di tutto che “in nessun modo può ritenersi consentita dal diritto interno e internazionale, né peraltro desiderabile, la creazione di corridoi umanitari da parte di soggetti privati, trattandosi di un compito che compete esclusivamente agli Stati e alle organizzazioni internazionali o sovranazionali”. Fin qui, tutto lecito e in punta di diritto, per la verità; fermo restando che poi servirebbe davvero una discussione sulla necessità di mettere in campo al più presto dei corridoi umanitari a terra, come peraltro suggerito anche dal comandante della Guardia Costiera, ammiraglio Melone, sempre in audizione.
La presenza delle ONG va regolamentata e razionalizzata, scrivono i parlamentari, anche se, ammettono, già adesso i singoli soccorsi sono concordati e coordinati dal MRCC di Roma (dunque?). Le proposte per raggiungere tali obiettivi sono poi molto discutibili, oltre che di difficile applicazione.
“Sarebbe opportuno”, si legge, “poiché si tratta di natanti presenti esclusivamente a fini di attività SAR e non di mercantili investiti di volta in volta sulla base del diritto internazionale, [che le ONG] rientrassero a pieno titolo in un coordinamento permanente curato dalla Guardia costiera, ricevendo istruzioni anche su tempi e modalità di svolgimento del servizio, oltre che sull'area nella quale posizionarsi”. In pratica le ONG dovrebbero essere al completo servizio della nostra Guardia Costiera, facendo per conto di essa l’attività di search and rescue. [Domanda: ma non sarebbe meglio che tornassimo noi a fare una vera e propria attività di SAR a questo punto? Qualcuno si ricorda ancora di Mare Nostrum? E, infine, qualcuno può chiedere scusa per aver affossato vergognosamente Mare Nostrum e messo alla gogna il Governo Letta per questo?]
La seconda proposta riguarda la possibilità di accreditare solo le ONG certificate e trasparenti all’attività di SAR, lasciando che agiscano solo quelle che adottino alcune disposizioni, come la rendicontazione dei finanziamenti e la collaborazione con le autorità italiane. [Domanda: cosa si immagina di fare se un natante, di un gruppo che non abbia “aderito” e che non risulti “accreditato”, effettui un salvataggio in mare? Lo si rimanda indietro? Gli si vieta di entrare in un porto italiano? Gli si commina una multa? Insomma, con tutta la buona volontà, non è che si possano violare convenzioni e trattati internazionali come se nulla fosse…]
Terza idea, che raccoglie le preoccupazioni espresse dai procuratori (Zuccaro su tutti) di avere nuovi strumenti per l’attività investigativa: “Al fine di non disperdere preziosi dati ed elementi di prova utili per perseguire i trafficanti di esseri umani, sarebbe opportuno adeguare l'ordinamento italiano o comunque prevedere modalità operative tali da consentire l'intervento tempestivo della polizia giudiziaria contestualmente al salvataggio da parte delle organizzazioni non governative. Parallelamente, occorrerebbe potenziare la forza e gli strumenti investigativi, favorendo ad esempio l'intercettazione dei telefoni satellitari”. [Precisazione: qui si entra evidentemente in un campo complesso ed è evidente che le normative abbiano bisogno di un aggiornamento. Occorre però “mettere a referto” due punti importanti: non è possibile, legalmente, praticamente e tecnicamente, chiedere a ONG di “ospitare” ufficiali di PG italiani (come suggerito, ahinoi, sempre da Zuccaro); la Guardia Costiera e la Marina Militare svolgono già funzioni di polizia giudiziaria, come ribadito dall’ammiraglio Melone.]
Unica consolazione, la si prenda come una nota personale, almeno ci hanno risparmiato la sciocchezza delle ONG come pull factor…