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Crisi economica

Il teatrino sull’orlo del precipizio: ovvero la politica italiana in tempo di crisi

Tra paure, tagli, manovre e segnali incoraggianti, torna lo spettro della recessione. Ma siamo certi che la classe politica italiana sia davvero consapevole dei rischi che sta correndo il nostro Paese?
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Ancora una volta verrebbe da chiedersi se fosse necessario un editoriale del Frankfurter Allgemeine Zeitung per sottolineare quanto paradossale sia la situazione politica italiana "in tempi di crisi". Ancora una volta bisognerebbe domandarsi se non ci fossero abbastanza presagi e segnali della grandine incombente sul nostro malcapitato Paese. Ancora una volta, tra detto, non detto e soltanto ipotizzato, verrebbe da pensare a quali siano le reali prospettive di una crisi che sembra senza precedenti.

Ma tant'è, con quest'Italia che continua a "giocare al teatrino della politica sull'orlo del precipizio", con attori consumati a recitare copioni già visti ma soprattutto intenti a fare "il massimo della confusione possibile". Del resto, è cosa nota, il chiasso ed il caos tendono a banalizzare i concetti, a radicalizzare la discussione e allo stesso tempo a spingere al disinteresse l'opinione pubblica, un po' come il qualunquismo ed il populismo finiscono con il nuocere proprio a quelle masse che sono più attente ai "richiami della semplicità e alle tentazioni delle soluzioni semplici e rapide". Insomma, mentre la nave rischia di affondare in sala macchine si litiga sui turni di lavoro e sulla paga del capitano (e non sembri un accostamento eccessivo…), tanto più che i passeggeri sembrano ancora una volta ignari di tutto e continuano ad accapigliarsi davanti ad un buffet sempre più misero.

Una situazione che del resto stenta a normalizzarsi, non fosse altro per l'incapacità del Governo e della politica di rappresentare chiaramente i termini della questione, tanto che quello in atto sembra un vero e proprio commissariamento sine die del nostro "sistema" da parte di Bce e vertici politici dell'Unione Europea. Una incapacità di gestire al meglio una crisi di enorme portata che è emersa con forza negli ultimi giorni e che ha avuto nel "surreale" discorso del Presidente del Consiglio in Parlamento la sua epifania più significativa: mentre Obama era impegnato in trattative serrate e difficilissime con gli avversari di sempre, evidenziando tra l'altro le enormi problematiche anche ai cittadini americani, mentre i vertici dell'Unione Europea "intimavano" il rispetto di parametri e vincoli di bilancio, il Cavaliere non trovava di meglio che "rassicurare un Paese solido e in grado di superare rapidamente la crisi senza bisogno di intervenire sul carico fiscale". Il tutto salvo scoprire la necessità di anticipare i tempi di una manovra peraltro ormai giudicata insufficiente dai più. Il tutto senza considerare neanche l'ipotesi di un vero gesto di responsabilità politico ed istituzionale, che consenta al Paese di affrontare la crisi in maniera compatta e priva di divisioni. Ed è inutile girarci intorno: senza un Governo tecnico o quantomeno una comunione di intenti fra le forze politiche non si esce dal pantano, senza una guida seria e consapevole non si affronta una prova così complicata, senza il coraggio di approntare misure anche impopolari (ma da quando non si può neanche pronunciare la parola "patrimoniale"?) si rischia di affondare davvero…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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