Il sindaco dell’Aquila Massimo Cialente annuncia le dimissioni
Tutto fermo a L'Aquila e il sindaco annuncia le dimissioni. Massimo Cialente, il primo cittadino della città che il 6 aprile del 2009 fu messa in ginocchio da una scossa di magnitudo 5,9 della scala Richter, getta la spugna. Eppure in questi mesi non s'era mai arreso, nonostante i numerosi problemi che gli s'erano posti dinnanzi. Forse la dolorosa decisione rappresenta il culmine di un cammino irto di troppe difficoltà, un cammino che da quel maledetto 6 aprile s'è fatto sempre più complicato.
La goccia che ha fatto traboccare il vaso è stato il mancato raggiungimento del numero legale nell'odierna seduta del Consiglio comunale. I consiglieri presenti, infatti, erano 19, uno in meno del numero legale. In discussione c'era una delibera sulla riorganizzazione delle società partecipate, società che rivestono un ruolo fondamentale per quanto riguarda la ricostruzione del post terremoto.
Il sindaco Cialente, dopo aver constatato con amarezza la situazione, è stato a colloquio col Presidente del Consiglio comunale Carlo Benedetti per definire l'iter delle sue dimissioni; successivamente ha convocato una riunione del Pd locale. L'impressione è che si faccia davvero sul serio, anche se il primo cittadino non ha ancora depositato le dimissioni per iscritto. Qualora lo facesse e non le ritirasse entro i 20 giorni previsti dalla legge, il Consiglio comunale verrebbe sciolto e la Giunta decadrebbe. Elezioni amministrative in vista? L'ipotesi che L'Aquila torni alle urne a questo punto è tutt'altro che remota. La città abruzzese potrebbe quindi aggiungersi a quelle amministrazioni comunali e provinciali che il 15 e il 16 maggio saranno chiamate a scegliere i propri rappresentanti.
Il sindaco ha rilasciato solo una dichiarazione:
Non credo di poter più andare avanti, da mesi sono con una pseudomaggioranza e dal punto di vista generale è tutto fermo. Mi auguro che il governo faccia un decreto che permetta di andare al voto a maggio; sentirò il ministro Maroni ma sono i partiti che devono decidere. Da quando c'è stato il terremoto, erano già tutti in campagna elettorale, mentre la gente sta schiattando.
Ma perché questa decisione così drastica da parte del primo cittadino? Una risposta plausibile prova a darla il vice sindaco Giampaolo Arduini che ha parlato di un possibile stato di preoccupazione di Cialente dovuto a un buco di 32 milioni di euro che servirebbero al comune per pareggiare il bilancio (ricordiamo, per quanto riguarda la difficile situazione economica degli aquilani, che per loro il milleproroghe ha nuovamente bloccato le tasse). Soldi che pare che il governo non sia proprio intenzionato a sborsare. Ma infondo anche quella di Arduini è solamente una supposizione; il vice sindaco, infatti, rivela che "Cialente è irreperibile e ha spento il telefono. Nei prossimi giorni ci riuniremo sicuramente. Spero che non presenti le dimissioni, perché in questo momento non ci serve un commissario, ma un'amministrazione eletta".
Insomma il mare è in tempesta e il comandante potrebbe abbandonare la nave, ma l'augurio per L'Aquila è sempre quello di tornare a volare.