Il sindaco che multa chi accoglie i profughi: “Non voglio clandestini nel mio paese”
"Io difendo il mio territorio, la collettività, non un paio di persone", così il sindaco leghista del comune di San Germano Vercellese, Michela Rosetta, commenta la delibera dal titolo "Tutela del territorio sangermanese dall'invasione/immigrazioni delle popolazioni africane", del 9 agosto 2017. Dopo un primo incontro con la Prefettura, lo scorso 3 agosto, che avrebbe voluto promuovere l'"accoglienza diffusa" come modello per la gestione dell'immigrazione, invitando anche questo centro della provincia di Vercelli di 1800 abitanti a fare la sua parte accogliendo due o tre immigrati, il Comune ha risposto con un secco "no". Nella delibera del 9 agosto questa decisione è espressa molto chiaramente. Come si può leggere al punto 4, si esclude "La collocazione ad imperio di profughi/calndestini ledendo i principi di autonomia e rappresentatività diretta dei cittadini, in seno alle istituzioni locali".
"Io non sono come gli altri sindaci, che per chiudere il bilancio aprono uno Sprar. Penso che sia concettualmente sbagliato fare business sulla pelle di queste persone" – ci spiega al telefono il sindaco –"Io non accolgo clandestini, e li chiamo così finché non viene riconosciuto il loro status. E non ho intenzione di diventare il tutore di minori che non conosco, io tutelo i miei italiani, perché non mi interessano i soldi aggiuntivi che potrei ricevere dal Governo".
Il sindaco leghista è preoccupato prima di tutto per la sicurezza del paesino piemontese che amministra. A San Germano Vercellese funziona così: se un privato o una cooperativa decidono di ricevere dei profughi in un alloggio privato devono prima comunicarlo al Comune. In caso contrario possono essere multati dai 150 ai 5mila euro. Questi alloggi saranno assimilati alle strutture ricettive, a livello normativo verranno trattati dall'amministrazione alla stregua degli alberghi. "Questi non vengono per formare una casa, questi vengono perché sono stati messi lì, affinché qualcuno ci lucri sopra. Anche se dovessero chiederci di ospitare una famiglia, prima di poter stare da noi, dovrebbero comunque avere un posto di lavoro per potersi integrare. Ma il lavoro manca anche per noi".
Non è la prima volta che il sindaco firma una delibera che fa discutere. Era già successo a novembre 2016, quando il Comune aveva vietato le "contaminazioni" in architettura. "Quelli che decidono di ristrutturare una casa non possono utilizzare segni arabeggianti. Si possono utilizzare solo elementi autoctoni". Il motivo? "È una questione di ordine, ma soprattutto di gusto". Il sindaco ce lo spiega meglio: "Per esempio l'utilizzo di una porta diversa da quelle che usiamo noi ci ha fatto porre il problema. Il rispetto del territorio, della cultura piemontese, del decoro urbano di un paesino della Pianura Padana passa anche da questo. Se tutto è uguale tutto è più armonico. Abbiamo un ufficio tecnico con due architetti che si occupa di queste regole edilizie". Se si viola questo regolamento la multa prevista è di 2mila euro.