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Il Senato approva la legge Levi sul limite degli sconti per i libri. Ed è già petizione

Il Senato ha approvato la legge che fissa un tetto massimo per gli sconti applicabili su libri. Un provvedimento che potrebbe influire molto sui profitti delle catene distributive di e-commerce e, in generale, sull’acquisto di libri. A tal proposito, è già on-line una petizione indirizzata al Presidente della Repubblica.
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Il 20 luglio scorso il Senato ha approvato la legge che limita la percentuale di sconti applicabile dalle librerie, on line e off line. Si tratta di una norma bipartisan su cui erano a lavoro da lungo tempo l'onorevole Riccardo Levi (Pd) e il senatore Franco Asciutti del Pdl. Tra gli obiettivi del nuovo provvedimento ci sarebbe quello di salvaguardare le piccole  librerie dalla concorrenza delle catene on line come Amazon, Ibs e, in generale, dalle catene distributive che, per il loro potere contrattuale nei confronti degli editori, sono in grado di acquistare a prezzi più bassi e, conseguentemente, di rendere disponibili libri a prezzi estremamente vantaggiosi. Come tutti sanno, la nascita di moderne formule distributive come il franchising, ha messo in crisi  i piccoli distributori di qualsiasi settore merceologico e non solo dei libri, poiché la forza contrattuale della catena vale per ogni tipo di bene.

Ad ogni modo, nel caso specifico delle librerie, queste non potranno più applicare un qualsivoglia tipo di sconto ma dovranno rispettare il tetto massimo del 15%,  una percentuale che potrà toccare il 20%  in occasione di presentazioni all'interno di saloni del libro, oppure quando i libri vengano venduti a organizzazioni senza scopo di lucro, oppure a biblioteche, università e istituti scolastici. Il più succoso sconto del 25%, infine, sarà valido soltanto se le campagne promozionali verranno organizzate dagli editori stessi e saranno limitate al periodo di un mese, che non potrà mai essere quello di dicembre (mese in cui solitamente le vendite del bene in questione aumentano).

Secondo gli editori e, in particolare, a detta del presidente dell'Associazione Italiana Editori, Marco Polillo, si tratta di una legge efficace per la salvaguardia del settore:

La legge consente ai rivenditori indipendenti di mettersi al riparo dalla concorrenza selvaggia e dalle massicce campagne di sconto delle grandi catene e dei supermercati come dei siti di vendita online come Amazon […]Senza una regolamentazione adeguata il panorama del libro, e quindi della cultura, in Italia si sarebbe drammaticamente impoverito, penalizzando sopratutto i piccoli editori e le librerie indipendenti che svolgono nel nostro paese un ruolo irrinunciabile. Per garantire la crescita nel settore dell'editoria libraria, serviva proprio una legge come questa, che armonizzasse le richieste di soggetti diversi, garantendo insieme i diritti e le esigenze dei lettori.

Nel discorso di Polillo c'è qualcosa di condivisibile (ovverosia il ruolo delle piccole librerie) ma anche una visione distorta della realtà: che il mercato della cultura sia in crisi è un dato di fatto e un tale provvedimento non farebbe altro che scoraggiare ulteriormente gli sparuti "consumatori di libri", specialmente quelli occasionali. Complice la crisi e in generale la tendenza non edificante a leggere poco e male di libri non se ne vendono più, nonostante il commercio on line coi suoi prezzi al ribasso. Figurarsi se dovesse passare la legge.

Non solo, come tutti sanno il nostro Paese si fonda sulla libera iniziativa economica privata, secondo quanto recita l'articolo 41 della Costituzione. Una condizione che prevede l'intervento dello Stato soltanto per fini sociali (si veda ad esempio settori come quello dell'energia o dei farmaci) e, comunque non di certo nell'industria dei libri.  Non sembra troppo malizioso pensare che dietro la "buona azione" della salvaguardia delle piccole librerie, vi siano malcelati, invece, gli interessi degli editori.

Com'era facile immaginare, la legge ha suscitato numerose polemiche e riflessioni sfociate in una petizione. La richiesta sarà presentata al Presidente della Repubblica, al quale i firmatari chiedono di rimandare la legge alle Camere. Nondimeno, la norma è in netto contrasto con quelle che sono le linee guida riguardo all'iniziativa del Governo sulla Promozione della lettura: la prima giornata di promozione, si legge sul sito del Governo, è stata festeggiata il 23 maggio del 2010 ed aveva come obiettivo "rafforzare il ruolo della lettura quale strumento insostituibile per lo sviluppo e la diffusione della cultura." Una giornata "dedicata soprattutto ai giovani e ai giovanissimi."

E adesso, dove sono finiti buoni propositi di un anno fa? Siamo sicuri che così facendo questi giovani e giovanissimi, a carico di famiglie (che fronteggiano quotidianamente la crisi) abbiano ancora la possibilità concreta, e senza troppo sforzi, di procacciarsi il cibo per la mente?

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