Il segretario del SAP chiede scusa: “L’applauso non era contro Aldrovandi”
Dopo aver rivendicato con fierezza di ave applaudito i quattro agenti che hanno ucciso Federico Aldrovandi Gianni Tonelli – segretario del Sap (Sindacato autonomo di Polizia) torna sui suoi passi e chiede scusa. Lo fa tramite una lettera aperta inviata al Capo dello Stato, che nei giorni scorsi aveva scritto a Patrizia Moretti di considerare la vicenda indegna. Anche Matteo Renzi aveva accusato quei poliziotti di aver disonorato la divisa. Ebbene, Tonelli tenta di abbassare i toni e nella lettera inserisce anche la "la registrazione di tutto l’evento per dimostrare che l’applauso dura appena 38 secondi", ma soprattutto che "non è in alcun modo riconducibile alla tragica morte del giovane e al dolore della famiglia verso la quale nutriamo sinceri sentimenti di deferente rispetto".
"Ai colleghi coinvolti nella vicenda – scrive Tonelli – è andata una parte degli applausi, non certamente perché sono eroi, ma perché sono poliziotti che, in servizio, hanno patito e patiscono infinite tribolazioni dopo una sentenza per reato colposo sulla quale nutriamo, legittimamente, alcune riserve". Nella missiva indirizzata al Capo dello Stato e pubblicata da Il Tempo il sindacalista afferma: "Alcuni hanno scritto contro di noi falsando i tempi dell’applauso – scrive Tonelli – altri sostenendo mendacemente che i lavori congressuali si sono chiusi con un giorno in anticipo a causa del clamore cagionato, tanti hanno pubblicato fotografie dell’applauso “taroccate”, e non pochi hanno sostenuto che il congresso del Sap era interamente pubblico".
"La menzogna che più ci ha feriti è quella della televisione di Stato che – aggiunge Tonelli – ha mandato in onda falsi filmati: il ben noto applauso trasmesso era stato filmato durante il convegno pubblico mattutino alla presenza del capo della Polizia e di numerose autorità istituzionali e politiche".
Nel frattempo Patrizia Moretti, madre di Federico Aldrovandi, in un'intervista alla Nuova Ferrara ha ribadito: "Io quei quattro non li perdonerò mai. Non ci può essere perdono senza pentimento. Gli eventi recenti vanno nella direzione opposta. Con quell’applauso sono stati elevati a simboli, a modelli. Questo allontana moltissimo qualsiasi possibilità. L’unico modo per me per passare oltre è che raccontino tutta la verità, ogni dettaglio, ogni minuto. Con quel comportamento quei poliziotti è come se si fossero nuovamente sporcati le mani di sangue".